Armstrong, e piantiamola
Per il Tour, e quelli dell’organizzazione del Tour, per i media, era l’eroe, invincibile che aveva sconfitto il cancro e poi aveva dominato il mondo con valore e coraggio, annichilendo il "colpevole" Marco Pantani. Finito il ciclo “pubblicitario”, improvvisamente tutti sono cascati dalle nuvole, accorgendosi e proclamando che era il male assoluto del ciclismo. Adesso torna in Francia per beneficenza, e…

Il caso Armstrong sembrava essere finito dove meritava, sotto la polvere silenziosa della vergogna, un po’ dell’atleta, molta delle istituzioni e dei media, che non avevano visto (incapaci) o avevano finto di non vedere (disonesti). Dentro quella polvere sono finite tante storie, innanzitutto quella degli scienziati geniali (Conconi-Ferrari) in una certa epoca storica che d’improvviso diventano dei Mengele perché i regolamenti cambiano mentre le loro pratiche rimangono più o meno sempre le stesse. E sotto quella polvere è rimasta anche la vergogna più grossa, i giorni del Tour del 2000, quando un fuoriclasse considerato (senza prove) dopato fu umiliato da un eroe yankee che giocava con carte truccate, mentre tutti guardavano dall’altra parte. Molti dicono che Pantani abbia cominciato a morire in quei giorni. Probabilmente è vero, la cosa positiva è che Marco, ancora oggi, è una figura fatta di leggenda, non di polvere o vergogna. Bene, oggi, l’americano, per… beneficenza, va a ricalcare un paio di tappe del Tour, e il clamore attorno a lui è di quelli che fanno come non fosse successo niente. Lui getta sospetti su Froome, in fondo la stessa pasta che da sempre ricopre il ciclismo, e tutti ad accalcarsi, ad ascoltarlo, e a riportarlo, e a dire e a fare gli sdegnati che però, sotto sotto... Quella stessa calca positiva che Marco Pantani, nei giorni bui, non ebbe mai…
Ma la domanda vera è, lo sport, i valori dello sport, i media, i valore dei media, davvero per vivere hanno bisogno di Armstrong? Non dare una risposta a questa domanda è lasciare che tutto vada come sempre e salvare un mondo morente, che ha il limite di non saper pensare nulla di veramente nuovo. Un mondo che difende solo se’ stesso, e ogni tanto fa finta di essere rinnovato ed innovato, senza mai veramente riuscire ad esserlo. E’ un peccato, e dal peccato, si sa, non rinascono le leggende, come quella di Marco Pantani.