Musica e baseball: matrimonio felice
Da alcuni anni a questa parte, dapprima negli Stati Uniti ed in Giappone, e più tardi anche nel resto del mondo, un’immagine eloquente del rapporto tra musica e sport è rappresentato dal binomio atleta-cuffia che si nota alla vigilia di una, più o meno, importante manifestazione agonistica. Nel baseball, il rapporto fra note e atleti è consolidato. Ecco la storia...

Che si
tratti di una partita di calcio, basket o pallavolo; di una gara di motori o di
sci; di una prova di atletica o di nuoto; di una performance di alpinismo e di
sub, i momenti che precedono il pathos dell’avvenimento vivono di un bilancio
suono-auricolare irrinunciabile. La prestigiosa enciclopedia Treccani cita
testualmente: “l’origine della molteplicità di relazioni tra attività sportive
e musica va ricercata in senso generale nel significato che diverse culture
hanno attribuito al rapporto fra suono umanamente organizzato e movimento del
corpo”. La musica e lo sport vanno a braccetto da sempre basti pensare alle
gare di danza, pattinaggio artistico, nuoto sincronizzato, dressage, ginnastica
ritmica. La musica, è provato, riesce a dare una maggiore concentrazione,
riesce ad isolarti dal resto del mondo ed a farti restare solo nel momento
decisivo, riesce a “pomparti” (come si dice in gergo) per raggiungere il top ed
è scientificamente confermato che la musica durante un allenamento riduce
notevolmente la percezione dello sforzo fisico in quanto (ricerca del professor
Thomas Hans Fritz del Max Planck Institute di Lipsia in Germania e pubblicata
negli Atti della prestigiosa National Academy di Sciences degli Stati Uniti) i
muscoli lavorano in modo più efficace sprigionando quelli che vengono definiti
gli ormoni della felicità in quanto l’emotività prodotta dalla musica riduce
l’attività dei muscoli antagonisti vale a dire quelli che si oppongono
all’azione di altri muscoli. Negli Stati Uniti il rapporto tra baseball e musica
viaggia su un binario parallelo. La più classica dimostrazione è la arcinota
(non solo per gli amanti del batti e corri a stelle e strisce) “Take me out the
ballgame”, considerata un vero e proprio inno al baseball, che in occasione di ogni incontro di Major
League viene irradiata negli stadi tra la prima e la seconda metà del settimo
inning. Lo speaker di turno coinvolge tutto il pubblico che si alza in piedi e
comincia festosamente a cantare ed a ballare. Si tratta di un brano scritto nel
1908 da Jack Norworth (testo) ed Albert Von Tilzer (musica) che al momento della
scrittura del testo non avevano mai visto una partita di baseball ma erano
rimasti affascinati da un volantino esposto nella metropolitana della città
della Grande Mela che parlava di un match in calendario nello storico Polo
Ground.
Pensate che gli autori assistettero dal vivo al primo match di baseball
rispettivamente trentadue e vent’anni più tardi. Dopo oltre un secolo questa
allegra e trainante canzone riscalda gli stadi per il cosiddetto Seventh Inning
Stretch durante il quale gli spettatori si alzano per rilassarsi “stirandosi” e
“sgranchendosi” le gambe. Numerose sono le canzoni che legano il baseball alla
musica. Tra di esse le più famose sono “Mr. Robinson” di Simon & Garfunkel
in cui viene citato il grande Joe Di Maggio; “Centerfield” di John Fogerty,
“Glory Days” facente parte dell’album Born in USA di Bruce Springsteen; “Say
Hey” dei The Treniers (un classico swing degli anni ’50 dedicato a Willie
Mays). Ed ancora “Joltin Joe di Maggio” della Les Brown Orchestra; “Right
Field” di Peter Paul and Mary che parla dell’importanza del ruolo difensivo
dell’esterno destro; “There used to be a Ballpark” cantata nel 1973 da Frank
Sinatra in occasione della demolizione del celebre stadio newyorchese
dell’Ebbets Field. Ed infine “Catfish” di Bob Dylan dedicata al forte
lanciatore degli Oakland Athletic’s (brano mai apparso in una discografia
ufficiale ma in un bootleg datato 1991) e “Say it aint so Joe” di Murray Head
scritta nel 1975 in onore al celebre Joe Jackson, uno degli 8 giocatori dei Chicago White Sox
squalificati a vita per aver venduto la finale delle World Series del 1919. Una
curiosità: Murray Head divenne famoso per aver scritto un brano della colonna
sonora del film Jesus Christ Superstar, pellicola alla quale partecipò anche
come attore nel ruolo di Giuda Iscariota al fianco di Ian Gillan (cantante
storico dei Deep Purple) che invece interpretò la parte di Gesù Cristo. Anche
in Italia l’abbinamento musica-sport ha regalato la nascita di stupendi brani
come Mille Miglia e Nuvolari di Lucio Dalla, Bartali di Paolo Conte, Il Bandito
e il Campione di Francesco De Gregori, Coppi di Gino Paolo. Gimondi ed il
Cannibale di Enrico Ruggeri o la più vecchia ma orecchiabile La partita di
Pallone di Rita Pavone.
Alberto Borgonovo
Alberto Borgonovo