Vuelta, il Giro più bello dell’anno
Al Giro di Spagna quest’anno ci saranno tutti, tranne Contador. Il vincitore del Tour Froome, e quelli che vogliono la rivincita, Quintana, Nibali, Valverde. Poi i giovani che stanno crescendo, Fabio Aru su tutti, che vorrebbe migliorare la già bella Vuelta dell’anno scorso, e poi Landa. E mettiamoci Purito Rodriguez, Van Garderen, Pozzovivo, Rolland e i francesi, insomma una buona parte di quelli che contano nel ciclismo d’oggi.
Un percorso selettivo e mosso, fatto apposta per un Giro che per collocazione sta salendo le classifiche della qualità e della selettività. Fra tecnica e tattica, con squadre al completo, ci sarà da divertirsi. La sensazione tecnica, però, è che il nostro, di Giro, stia scivolando di graduatoria, e questo è triste…

Froome in Spagna ci sarà, nel tentativo di entrare nel cuore della gente se non con la passione, almeno con il rispetto dei risultati. Certo, non sarà all’apice, perché il Tour non l’ha concluso in crescendo, e un altro mesetto è passato. Poi, in ordine di podio francese, percorreranno le strade spagnole Quintana, che sembra il vero favorito perché quest’anno un promesso fuoriclasse un grande Giro dovrà pur vincerlo, e Valverde, che però se non è superman visto lo score di quest’anno, qualche scoria di fatica dovrà pure averla addosso.
Dopo di loro c’è l’Astana, con protagonista principale a scelta, perché dire oggi chi sarà il capitano è dura, e non è solo una lotta italiana, perché Landa è al suo obiettivo stagionale prefissato, e qui può trovare la squadra e gli altri due grandi al suo fianco, non un grado sopra. Poi anche Purito Rodriguez, che alla Vuelta dà sempre il massimo, va messo fra quelli che possono dire cose, in un plateau che potrebbe andare avanti ancora.
Insomma, una grande corsa, con un percorso completo, soprattutto mai noioso, e con una cronometro al seguito, un su e giù che fin da subito metterà in fila i protagonisti e le intelligenze tattiche delle squadre che si trovano con più punte e psicologie da gestire. Degli equilibri Astana si è detto, ma sarà interessante vedere l’andamento strategico della Movistar, quasi incomprensibile al Tour, che si muoverà con due capitani opposti, come un Valverde magari scoppiato ma spericolato per indole e un Quintana eternamente troppo prudente.
Un menù ricco, insomma, anzi ricchissimo, questa Vuelta, corsa che ha una collocazione che anno dopo anno si sta rivelando ideale per avere partecipanti al top, e attenzioni medianiche conseguenti, un handicap di calendario che invece accusa sempre più il Giro, che essendo il primo dei grandi appuntamenti a tappe può rivelarsi un azzardo per quelli che vogliono puntare al Tour, diventando una questione sempre più semplicemente italiana, una parabola discendente che accompagna un ciclismo italiano dalla parte organizzativa uscito squassato dalla crisi e alla ricerca di nuove strategie di calendari e collocazioni. Sarà ora di cambiare atteggiamento, smettere di sentirsi sempre grandi e inventarsi qualcosa di nuovo, se no si muore.
Ma per ora, godiamoci la Vuelta e la parte di ciclismo italiano che probabilmente farà vedere che del buono e giovane ancora c’è, se non fra quelli che devono pensare, almeno fra quelli che devono pedalare.