Rio: Nibali, Aru e un oro che vale una carriera.
Destini opposti rispetto al Tour, uno non può sbagliare, l’altro può divertirsi. Intorno a loro una squadra pronta a dare una mano. Ma l’arma vera sarà la lealtà fra i due, dote quasi introvabile in questo mondo sportivo milionario.

E’ bello parlare di Olimpiade e ciclismo a massimo livello. Anzi, visto i mondiali inutili che la federazione internazionale tira assieme, negli anni olimpici sarebbe da consegnare una maglia a chi vince l’Olimpiade, d’oro e iridata assieme, senza affrontare come quest'anno inutili viaggi nel deserto..
L’Olimpiade è ormai anche nel ciclismo quello che è nello sport: la corsa che vale una buona fetta di carriera.
Pensate se Vincenzo potesse aggiungere al curriculum che ha già, tutti i grandi giri e il Lombardia, magari prima o poi una Liegi e da domenica Rio, sarebbe lo score di una carriera enorme, irraggiungibile anche per i plurivincitori di Tour che vengono buoni solo per 20 giorni all’anno.
Insomma, Vincenzo sabato si giocherà proprio la differenza fra campione moderno e campione di sempre, quelli che vincevano senza distinzioni scientifiche fra grandi giri e classiche. Probabilmente sarebbe l’unico in questa epoca, assieme a Valverde che però i grandi Giri non li vince.
Per questo Vincenzo ha puntato l’Olimpiade, di fronte ad avversari che comunque sanno che si giocherà tutto, e lo guarderanno a vista.
Dall’altra parte, l’c'è la chance ben solida di Fabio Aru. Il cazzotto del Tour crediamo e speriamo ha già smesso di far male. E se non ha lasciato traumi, in un percorso così duro, con le attenzioni dei grandi su Nibali, per Fabio potrebbe avere l’occasione giusta per il colpo, anche perché a differenze di Vincenzo non parte battuto in volata e può cercare compagni di viaggio.
Se Fabio vincesse a Rio? Beh, sarebbe la dimostrazione su pietra che abbiamo trovato un corridore completo, che sa soffrire su ogni percorso e di fronte ad ogni evento. Insomma, l’Italia potrebbe avere un futuro, in un orizzonte che ciclisticamente continua a sembrare tragico, per il resto.
Insomma, attenti a quei due, a Rio. Un motivo azzurro per seguire una corsa comunque bellissima, ininterrottamente per ore, come negli anni belli si faceva coi mondiali vivi, non le noie di oggi.
Sarà un modo per tornare ad un ciclismo vero, questa Olimpiade. Già questo è un valore