Ri-olimpiadi, giorno uno, quella del ciclismo su strada: un'Italia vera.

Adesso che le Olimpiadi sono finite, per non arrendersi al solito calcio ci sono sentimenti ed attimi da ricalcare. Per il giorno uno, l’Italia del ciclismo su strada, Nibali, Aru, un secondo maledetto ma ore e ore di una grande squadra che sa essere squadra.

Una amarezza che non finisce, se pensi al primo giorno delle olimpiadi, e a quella splendida corsa di ciclismo e di nazionle italiana ma insieme anche a quell’attimo sbagliato, questione di millimetri e il possibile capolavoro sportivo è diventato un abisso.

Tutto era perfetto. Dai 40 chilometri dalla fine Aru e Nibali avevano mostrato di essere padroni della corsa. Padroni, assieme, con il giovane capace di chiudere tutti, lì avanti, mentre Caruso stava nella fuga ad aspettare quello che doveva accadere.

E’ difficile descrivere quanto sia stato forte al  km 37 vedere i due, Nibali e Aru, arrivare in discesa sui primi,  a compiere l’attacco perfetto.

Ed è difficile descrivere quanto lo sguardo fra i due abbia dato il senso di una unione di volontà che solo le grandi squadre possono costruire.

Signori, veniva da dire, questo è il ciclismo, e questo è l’Italia del ciclismo.

Damiano Caruso nel tratto in pianura è stato di una grandezza che non deve essere cancellata da quello che è successo dopo. Ed immenso è stato Aru, prima e dopo. Campione e luogotenente, luogotenente e campione.

Aru ha tirato dopo Caruso, Aru ha lanciato Nibali, poi Aru è rimasto lì, a lottare, come solo lui sa lottare. L’ultima salita doveva essere il luogo in cui tutto doveva compiersi, e così è stato. Vincenzo ha attaccato quando doveva attaccare.

L’unico difetto, è stato quello di non aver potuto saputo staccare tutti. Un trio è arrivato sopra, un trio che voleva dire medaglia ma per un corridore che si chiama Nibali una medaglia qualsiasi non bastava.

Nibali, Maika, Heinao. Il podio probabilmente erano loro tre. Ma poi quella caduta. La vittoria, e la sconfitta, divisi dai pochi millimetri di una traiettoria. E pochi millimetri hanno voluto dire che nell’albo d’oro di Rio ciclismo su strada, l’Italia, quella grande Italia che ha dominato la corsa, non c’è.

Ancora oggi a pensare a quella corsa si sente amarezza. Ma amarezza fa rima con grandezza. E lo stesso, è stata grande quell’Italia, e quella coppia leale come non mai di campioni, Nibali e Aru.

Certo, qualcuno potrebbe pensare che magari alla fine i tre davanti sarebbero stati ripresi, o magari  Alanphilippe…

Ma le opinioni non cancellano la realtà. Quella di uan garnde Italia, sconfitta da pochi millimetri sbagliati.