Nibali: lui è il ciclismo vero

Il Lombardia: per Vincenzo un successo che chiude nel trionfo l’annata storta di un corridore vero, l’unico capace di vincere tre grandi giri e essere protagonista nelle classiche, lottare e emozionare. Vincenzo Nibali e un grande Astana ridanno finalmente una classica monumento all’Italia.

E’ stata una corsa vera, su un percorso bello come è bella l’Italia. Vero, duro e splendido, impietoso, che ha tagliato fuori i protagonisti annunciati ad uno a uno, da Visconti a Gilbert. Un Lombardia a cui l’ex iridato Kwiatkowski  ha creduto, attaccando già prima di Sormano e formando un gruppetto di cui sul muro si è salvato il solo Wellens, buon compagno di fuga fino ai piedi del Civiglio. Un eroico Diego Rosa ha segnato la strada per il successo di Nibali, anzi di Rosa è stata la selezione vera, fino a scremare il gruppetto  a 6.

A 17 chilometri Vincenzo ha deciso di andare. Non nella salita del Civiglio, dove sarebbe stato logico, ma nella sua discesa, dimostrando che in bici il coraggio, il cuore e la fantasia contano ancora.

La discesa del Civiglio di Nibali è stata poesia ed emozione, ed assieme a lui ha pedalato l’Italia che ancora ama il ciclismo vero. Nessuno l’ha inseguito. Il resto è stato il trionfo di un corridore italiano che è cresciuto anno dopo anno, ha vinto la Vuelta, un Giro, il Tour, ha lottato con gli avversari, a volte con la sua squadra (stavolta splendidamente italiana e forte) e ha lottato con il ciclismo degli Ivan Drago, quello che non ama essere confrontato con Pantani,  e con il mondo dei media così allineato al ciclismo moderno, senza fantasia, quello che fa di tre settimane una stagione. Nibali, dopo il Civiglio, ha regalato all’Italia una classica-monumento, che mancava dal 2008. L’ha regalata a riscatto di una stagione che con un quarto al Tour non poteva essere fallimentare, ma così sembrava.
 L’ha regalata soffrendo, dando solo un soffio di secondi a Moreno, ma ce l’ha fatta. Grazie Vincenzo, con te, oggi, al Lombardia, ha vinto il ciclismo vero.