Nibali e il Tour: zitto zitto ad un passo dalla leggenda
Vincenzo sta bene, e al Tour ci crede, tanto da rinunciare al Campionato Italiano: un segnale che la testa è già oltreconfine, per provare un'impresa difficile ma per lui, con quello che ha mostrato in carriera, non impossibile

Notizia di ieri è che Vincenzo Nibali rinuncia a difendere la maglia di campione italiano. Un po’ perché il percorso non è il suo, e un po' perché è in quota, a preparare la corsa che potrebbe di prepotenza inserirlo fra le leggende del ciclismo, se riuscisse nella doppietta Giro-Tour.
Certo, tutti sappiamo che sarà dura. Innanzitutto perché là si concentrerà come al solito la stagione del meglio del ciclismo da grandi Giri, leggi Froome-Quintana-Contador e non solo.
E poi perché in Vincenzo ci sono le fatiche del Giro ma anche il compito di essere luogotenente di Fabio Aru, o meglio, spalla, o meglio, cocapitano.
Una strana coppia, uomini più che corridori, da sempre lontana dalle frizioni, due atleti che si rispettano, tanto che essere insieme al Tour è un vantaggio per entrambi. Uno scarico di responsabilità e l’opportunità di poter agire tatticamente come le altre squadre, tutte monocratiche, non possono fare.
Il vantaggio di non essere solo per Vincenzo è fondamentale. A lui oltre che aver recuperato le forze e la forma al meglio serve un clic mentale, lo stesso che è scattato al Giro, quando ha sentito di non dover vincere per forza e non avere sulle spalle tutto il peso del ciclismo italiano ma solo l'amore dei tifosi.
In Francia, Vincenzo troverà l’amore dei francesi, che certo hanno dimostrato più volte di non amare il frullino britannico, uno che la follia di attaccare non sa cosa sia.
La speranza per Vincenzo insomma c’è, come c'è per Fabio Aru, che ha solo lo svantaggio di essere troppo giovane, ma di lui ne parleremo successivamente.