Milano Torino: il Calvario di Marco

Milano-Torino 1995, una jeep contromano che investe il gruppo. Marco cade. La gamba si spezza. Una delle volte che è caduto e poi si è rialzato. Quel giorno fu ricoverato, pensava solo a correre, non sapeva che gli esami del sangue che fece quel giorno poi ...

Milano-Torino è una classica italiana, carica di tanti ricordi, alcuni grandi, altri drammatici. Il peggiore è quello del 1995, quando una Jeep contromano si scontrò con un gruppetto di corridori in discesa. A terra, rimasero in tre. Dall’Oglio, Secchiari e Pantani.

Marco, sull'asfalto, come è d’istinto di ogni corridore non pensò al dolore ma a rialzarsi. Non ce la fece. Allora guardò la gamba, che non aveva risposto. La frattura era scomposta. L’istinto successivo fu quello di mettersi le mani sul capo, e di girarsi, per non vedere lo strazio di una gamba ridotta come un ramo spezzato.Rimase lì, voltato sull'asfalto, per quattro lunghi minuti, il tempo di arrivo dell'ambulanza.

Nei giorni successivi in pochi potevano assicurare che Marco Pantani avrebbe ancora fatto parte del ciclismo agonistico.

Bene, il senso di questa storia dovrebbe essere che Marco, invece, da quel giorno, incredibilmente si rialzò. Con l’anima e il sacrificio, si rialzò fino a far la doppietta Giro e Tour tre anni dopo (oltre a tutte le altre leggende scritte). Il senso dovrebbe essere il simbolico dato da un atleta -uomo che riesce  a vincere difficoltà che paiono insormontabili.

E invece no. Perché poi, negli anni bui di Marco, si scelse non di raccontare il grandioso della resurrezione ma frugare gli atti del ricovero, andando a pescare i dati dei valori ematici nel dopo l’incidente per sostenere che Marco aveva fatto uso di Epo. La difesa sostenne che le circostanze di quegli esami erano straordinarie. Pantani era reduce dal bellissimo mondiale colombiano (quando ne rivivremo di Mondiali così?), in altura. Si era disidratato in corsa e ancor più perdendo sangue dalle ferite. Di sicuro non erano esami attendibili, solo drammatici.

Purtroppo, quella Milano Torino fu il paradigma della storia di Marco Pantani. La sua sfortuna, il suo coraggio, la sua grinta, le sue vittorie poi tutto sporcato da un marasma mediatico inutile, che uccise i sentimenti dei tifosi, quelli dell’atleta e poi l’uomo. Ecco, sentire Milano-Torino a volte mette un po’ di malinconia, anche se oggi sarebbe bello vincesse qualcuno del ciclismo nuovo, quello italiano che sa trionfare ancora correndo nel nome di Marco, e non quello che è a casa sua, aspettando il prossimo Tour...