Processo a Cassani!
Dopo uno dei peggiori risultati nella storia dei Mondiali, in pieno stile italiano è cominciato il processo al commissario tecnico. Ci sono responsabilità di Davide Cassani nel disastro? Se sì, quali?

Con il diciottesimo di Nizzolo l’Italia che pedala consegue
uno dei peggiori risultati della sua storia. Una delusione difficile da
digerire e ora partono i processi, con primo imputato chiaramente
l’”allenatore” Davide Cassani. Da due anni è CT, in entrambe le edizioni non
raccogliendo nulla, anzi per entrambe le volte senza un azzurro nei primi dieci
(in Spagna fu Colbrelli tredicesimo). Ma lasciamo perdere Pontferrada, la
domanda è, a Richmond, il ct ha colpe? Va per onestà precisato che a Cassani va
attribuito il merito della medaglia di Malori (Moser nei primi dieci), in una
specialità che prima era affidata al volontario di turno, senza programmazione
tecnica.
Ma si sa, la corsa in linea è quella che più conta, e quella va analizzata. La formazione che ha schierato, sembrava la migliore e a cose fatte non è che chi è rimasto a casa si sarebbe potuto inventare qualcosa di diverso. L’Italia è comunque la squadra di una nazione che dal 2008 non vince una classica monumento, corridori di cui uno solo è fuoriclasse, ma da corsa a tappe, altri solo buoni protagonisti di squadre italiane non di primissimo piano e per il resto, luogotenenti di capitani di squadre estere. Questa dimensione tecnica degli azzurri è un dato oggettivo che spiega uno dei limiti con cui si è misurato Cassani. L’altro era il percorso piatto come una tavola, strade larghe, con ultimi cinque chilometri coreografici, con tartti di un finto pavè.
Lo schema era semplice: nove capitani ma con due che meritavano più attenzione di altri, Viviani ed Ulissi, un guastatore, Nibali e qualche possibile sorpresa, con Trentin in testa.
Nessun ruolo predefinito, quindi, e infatti in corsa l’Italia non è sembrata andare in una direzione precisa, a differenza di altre (vedi Olanda, Germania e Belgio che pure hanno raccolto altrettanto poco). Gli italiani stavano lì a metà, tutti tranne Ulissi, sistematicamente e desolatamente tra gli ultimi per 260 chilometri probabilmente per la tragica sfortuna che l’ha colto in famiglia. L’unica puntata interessante è stata di Viviani, inserito in un gruppo nobile con Kwiatkowski, Boonen, Mollema, Daniel Moreno e Stannard, una illusione di fuga pericolosa arrivata a 30 secondi e poi ripresa. Cassani avrebbe potuto fare di più? Insomma, con troppi corridori con zero chance nel contesto è difficile provare che qualcuno al posto suo avrebbe potuto fare meglio e quindi il verdetto, se un processo lo merita, va rimandato. E comunque, cosa si dovrebbe fare con il ct tedesco che non ha messo nessuno nei primi venti nonostante la chance di John Degenkolb, vincitore di Sanremo e Roubaix?. La scadenza del rinvio processuale, però, sarà breve: Rio 2016. Lì, il percorso è adatto agli unici italiani degni delle vette del nostro ciclismo: Nibali e Aru. In Brasile sarà un percorso per scalatori. Lì non ci sono scuse, incidenti a parte sarà compito del CT accompagnare i due predestinati verso il podio olimpico. Fallisse lì, allora le scusanti sarebbero davvero poche.
Valter :
I processi come scusanti del mancato successo sono odiosi. Cassani è un bravissimo ed esperto conoscitore del ciclismo. Lasciamolo lavorare e coordinare gli allenamenti,ci darà risultati | giovedì 01 ottobre 2015 12:00 Rispondi