La vera nazionale italiana si chiama Astana?
Fra i vincitori di fine stagione ora è venuto anche Guardini. Dalla Vuelta in poi, i mattatori del ciclismo mondiale, a partire dall'enorme vincitore della Vuelta Fabio Aru e da quello dell’ultima classica monumento di stagione, Nibali, sono italiani e indossano quasi tutti la stessa maglia azzurra, che però non è quella della nazionale.

Gran caldo ad Abu Dhabi. 40 gradi che hanno
costretto gli organizzatori ad accorciare il percorso di 16 chilometri. La
prima tappa del Tour è stata un lungo ed epico trasferimento di una carovana
fra le sabbie del deserto, tecnologicamente attrezzato ma sempre deserto. Ha
vinto Guardini dell’Astana, il team che dalla Vuelta di Aru sta dominando il
ciclismo internazionale. Ha vinto ancora un italiano, perchè dentro questo
dominio sono gli italiani a farla da padroni. E dentro questo farla da padroni
c’è dentro un nome: Astana. Da quando Aru ci ha messo il cuore dimostrando "chi" è il ciclismo futuro e il viaggio di Vincenzo Nibali in
Kazakistan ha messo i puntini sulle i, mettendo al centro del progetto l’unica
parte vincente della squadra, quella italiana, si sta solidificando il sogno di
un “top club” di cultura, tradizione e impronta tricolore. La casa stana, al di
là di chi mette i capitali, è perfetta per far crescere un gran ciclismo che
vinca dalla sofferenza e dalla cultura storica e non da quella che adesso si chiama programmazione scientifica. Quali gli elementi? Fuoriclasse di due
diversi generazioni che si stimano, aiutano e sanno da dove viene la loro
storia. Aru e Nibali sono così umanamente diversi da certi dualismi interni
anche recenti, prendiamo Wiggins e Froome. Un fratello maggiore, ancora in
grado di strafare, che sa di dover tramandare la sua classe a una persona che
pone in maniera umile la sua forza strabordante. Un rapporto fra campioni che
parte dall’umanità e dall’umiltà, questa è l’arma vincente dell’oggi ma anche
del domani. Attorno a loro, una squadra di connazionali devoti, uno zoccolo
duro di persone che sanno soffrire ma che sanno anche che avranno spazio. L’Astana degli italiani, ma anche degli altri, perché Landa una tappa a
parte lascerà un segno positivo, parte innanzitutto dal saper far gruppo.
Quando mai altrove troveresti un presunto gregario (Rosa) che alla
fine di una classica dice del capitano: “io e Vincenzo oggi ci siamo davvero
divertiti…” Ecco, sono questi i segnali che dicono che sta nascendo sotto
bandiera Kasaka un top club finalmente italiano. Certo, è un peccato che perché
tutto ciò accada si debba emigrare, ma chissà, in futuro, magari attorno allo stesso
Vincenzo...
Attenzione. Se poi qualcuno arriva a dire che questa egemonia sul campo avviene perché l’altra grande corazzata , la Sky, è ormai a riposo, beh, una squadra di decine di fenomeni che corrono solo per tre mesi non è una grande squadra. E’ forse un ottimo programma computerizzato per vincere, ma il ciclismo è un’alta cosa, è fatto da uomini che possono anche perdere, ma sempre uomini restano...
Attenzione. Se poi qualcuno arriva a dire che questa egemonia sul campo avviene perché l’altra grande corazzata , la Sky, è ormai a riposo, beh, una squadra di decine di fenomeni che corrono solo per tre mesi non è una grande squadra. E’ forse un ottimo programma computerizzato per vincere, ma il ciclismo è un’alta cosa, è fatto da uomini che possono anche perdere, ma sempre uomini restano...