I Giri dei poteri forti: tradimenti, squalifiche e bestemmie

Nello storia dei grandi giri, abbiamo già visto gli effetti di un potere finanziario e mediatico trabordante e sappiamo a cosa ha portato: all’assassinio virtuale di un ciclista italiano da leggenda e ad una truffa sportiva durata sei anni, in cui tutti, consapevolmente o inconsapevolmente, c’erano dentro. Tra Tour e Vuelta, si respira un’aria strana. Una catena di prepotenze, episodi e crisi isteriche che danno amare sensazioni. Come se da una parte ci si sentisse di poter far tutto, oltre al pedalare, per vincere. Tanti piccoli episodi...

Certo qualcosa è amaro, quest’anno, nel ciclismo. Frammenti che se li metti in fila danno il sospetto che qualcosa non torna ed è come se, nei grandi giri, i corridori non partissero alla pari. E’ come se tutto il mondo del ciclismo (tranne i tifosi) sentisse che sopra la settimana di corsa la squadra padrona deve essere una sola, e lo accettasse.

Episodi…

Ok, Spesso l’Astana sembra un’armata Brancaleone formata da due eserciti opposti che non si sopportano e neanche si parlano. E ci sono stati troppi corridori presi con le mani nel sacco. Però questo ha comportato l’intervento dell’Uci e un dubbio sulla partecipazione ai Giri durato troppi mesi, e in questa incertezza per Nibali, Aru e gli altri prepararsi è stato un atto eroico, e già,  con una primavera passata nel dubbio da una parte, e nella serenità dall’altra, la partenza non è stata alla pari.

Alla fine, l’Astana come era logico, ha potuto correre e al Giro è stata anche squadra vera, con un giovane (Landa)  che si è scoperto forte e comunque corre da galantuomo, sacrificandosi per il capitano, sacrificio che è stato il primo passo di molti che sono stati campioni (Pantani per Chiappucci, Nibali per Basso, Aru per Nibali). Al Giro vince un fuoriclasse (Contador) ma l’Astana raccoglie soddisfazioni e certezze.

Il Tour parte con un altro clima. Da subito il capitano della Sky innesta una polemica “mondiale” per delle dichiarazioni di Nibali che solo lui ha travisato. Vincenzo nonostante fosse la vittima di una polemica che non esisteva, va a spiegarsi al pullman Sky. Un gesto da uomo. Poi in corsa le cose vanno non tanto alla grande per l’Astana, ma a volte si ha la sensazione di troppi dispetti nel gruppo. A qualcuno non si perdona nulla, ad altri, sì. Come la rivalità sia accesa lo dimostra la tappa regina del Tour, quella  di La Toussuire, quella che della corsa francese la gente ricorderà per anni, a differenza del resto del Tour.

Nibali attacca  a 40 chilometri dal traguardo, mentre Froome (ma Vincenzo non può saperlo) ha un problemino meccanico ed è a metà gruppetto.

Ci sono comunque 40 chilometri per andare a prendere Vincenzo. Froome non ci riesce e alla fine tuona: Nibali è stato antisportivo. E’ assurdo che lo urli ma è ancora più assurdo che una polemica che non esiste abbia una risonanza mediatica mondiale.

Nel frattempo la Sky si assicura il futuro del giovane Landa che, si sa, sarà capitano alla Vuelta con Aru. E poi arriva, la Vuelta. Lì Nibali cerca il riscatto, in una Astana tecnicamente e teoricamente imbattibile.

Le storie recenti le conosciamo tutti. Le telecamere che inquadrano quello che è successo mille volte ma non hanno mai inquadrato e non inquadreranno più, la squalifica esemplare e le polemiche assurde e pazzesche,  come Nibali avesse assassinato e infamato il ciclismo e la storia dello sport. E poi Landa che non ubbidisce. E la vera anima di Froome che esce dentro una bestemmia ad una telecamera che dura lo spazio di un secondo, perché se ne è parlato un po’ poco in certi media, attenti solo ai sussurri degli altri. E alla fine, oggi, il gruppo per il ciclismo etico che esclude una squadra dimenticando invece quanto si siano sempre dimostrati puliti, singolarmente, certi suoi corridori.

Sensazioni strane, anche quando senti una giornalista del principale canale satellitare che dice: “tifiamo tutti Fabio…” ma poi, come colta da colpa, si precipita a dire “ma tifiamo anche per la nostra squadra Sky, è chiaro”.

In tutte queste cose, però, c’è una consolazione. Quella che il mondo dei tifosi del ciclismo, anche nella nebbia dei media, sa benissimo dove andare. Già, il mondo del ciclismo, quello vero che i soldi li mette per andare sulle strade a vedere le corse, non li prende, sa sempre benissimo chi amare. L’hanno dimostrato i francesi al Tour, e lo dimostrano i social di tutto il mondo. Lo dimostrano le memorie che restano, gli uomini diventati leggenda, e quelli che invece sono spariti. D’altra parte è nel dna dello sport della bicicletta che le "storie" le fanno solo i campioni che sanno emozionare, non quelli prepotenti, che pensano che il senso sia solo vincere. 

E dunque...
Forza Fabio!!!!