Froome ha ragione, nessun paragone con Marco
"Non ci tengo ad essere paragonato a certo ciclismo" dice Froome. Ha ragione, esistono ciclismo e ciclismo, quello corso con il cuore, che pesca in una storia secolare, e poi quello scientifico, che viene da luoghi che non sanno bene cosa sia una tradizione, roba da tv satellitari, prestazioni da superman di corridori che non conoscono probabilmente neanche la storia dello sport che praticano. Ha ragione, Froome, ha ragione, non si può paragonare lui e Marco, prendi l’Alpe d’Huez, ad esempio.

L'Alpe d'Huez. Froome, ieri appiccicato al pretoriano, una squadra di supereroi che tanto ricordano l’Ivan Drago di Rocky. Froome, ieri, appeso lì dietro, difendendo un vantaggio, come fosse il senso dell’Alpe la classifica finale, e non correre una tappa e scriverla di leggenda e cuore, quello che sono l’essenza del ciclismo.
Froome, sgraziato, che corre sempre la stessa corsa, sempre lo stesso percorso, in qualsiasi evenienza, e non lascia nulla al caso, lui scientifico, ieri è passato sull’Alpe come si fa un viaggio in autobus, andando a prendersi il Tour perché quel che conta per lui sono gli albi d’oro, non l’amore della gente, che infatti non lo ama, e non le storie che rimarranno, che infatti non sa scrivere.
Pantani, sull’Alpe, ogni volta che è stato sull’Alpe, non si è mai fatto accompagnare, semplicemente ad un certo punto, andava per vincere, e per soffrire, anche quando non aveva bisogno di vincere, ne’ di soffrire. Già, semplicemente, Marco sapeva. Sapeva che certi traguardi bastano da soli, e valgono magari più dei podi, delle foto, delle strette di mano dei presidenti. Sono quelli delle strade che hanno fatto grande il ciclismo, dall’Alpe c’era passato Coppi, solo, Hinault, solo, lì ancora si respira la classe di Bugno. Froome sa chi erano Coppi, Hinault, Bugno?
Ha ragione Froome, non si possono fare paragoni. Il ciclismo va, corre. Magari però con la storia del ciclismo si possono fare scommesse.
Scommettiamo allora che fra vent’anni, quando Froome non lo sa ma si correrà ancora una tappa con l’arrivo sull’Alpe, il suo nome non sarà scritto sull’asfalto? Scommettiamo che lui, fra vent’anni, sarà un nome qualsiasi fra i tanti di un albo d’oro secolare. mentre su quello stesso asfalto dell’Alpe, magari un ragazzino, francese, che non l’ha mai visto correre, scriverà il nome di Marco Pantani? Questa è la differenza fra chi parla e chi resta, e in effetti, fra i due casi, chi passa e chi è eterno, non si possono fare paragoni…,
Alex :
Froome chi? | lunedì 27 luglio 2015 12:00 Rispondi