Nadal, il superuomo stanco
C’è un qualcosa di paradigmatico nella parabola di Rafa Nadal. Proprio lui che ha portato il tennis in un mondo bionico, in cui la forza era a prescindere, in questi anni sta declinando, cercando disperatamente un tennis nuovo, più umano. Forse, sta semplicemento inseguendo il tennis che c’era prima di lui.

“Sono stanco…”.
Ha un qualcosa di splendidamente umano la
vicenda di Rafa Nadal, che sembra precipitare in un gorgo senza fine, come il ritiro a Miami dimostra.
Oggi Rafa è come un atleta che si rende conto che lo
sport che dominava gli sfugge tra le
dita delle sue possibilità fisiche ma probabilmente non solo.
Al di là dei sospetti, perché qualcosa può anche non tornare del tutto fra il prima bionico e l’oggi, in pratica il maiorchino di adesso non ce la fa più a star dietro alla sua passione, e progressivamente si va accorgendo che il tennis, come ogni sport, forse potrebbe e dovrebbe essere altro.
In una parola, meriterebbe di tornare “umano”. Pur non criticando nulla di quel che è, Nadal vorrebbe tornare a quel che era, essenzialmente prima di lui. “Un tennis meno fisico, con scambi più lunghi, più appassionanti…
“Non può esserci una partita emozionante basata solo sul servizio e sul punto al primo colpo. Cambierei l’altezza della rete. La gente vuole punti emozionanti, non scambi veloci.”
Evoca un altro sport, insomma, quello della generazione "prima" dei superman: meno urli, meno potenza, più fantasia.
Forse le parole di Nadal risuonano come quelle di un pentito, ma lo stesso andrebbero ascoltate, perché con il solo divismo, che inevitabilmente oggi continua ad essere devastato dalle polemiche sul doping, sui premi tra uomini e donne, dall’addensarsi degli impegni, da…
Attenzione però, a questo punto è il tennis tutto rischia di morire nei cuori della gente, e quindi negli ascolti, e quindi… E non certo per colpa di Djokovic. O di Federer, alla fine l'ultimo baluardo di qualcoa del passato, che però non puà essere eterno-