Murray: il tennista dalle priorità alternative
“Potrei saltare la finale degli Australian Open se quel giorno diventerò padre.”
Una possibile rinuncia (dichiarata) che fa alla pari con la prospettiva (poi non verificatasi) di sacrificare la finale Atp per non danneggiare la preparazione per la finale di Davis.

Andy Murray ce la mette tutta per uscire dal coro, e far capire che la sua concezione del tennis, e dello sport, è diversa da quella del tritatutto finanziario e tecnico che il circuito tende spesso ad essere.
Questa volta, a far parlare, è la notizia che se Andy arrivasse alla finale degli Australian (il 31 gennaio) e contemporaneamente suo figlio decidesse di anticipare di due settimane la nascita (prevista entro metà febbraio), lui sceglierebbe quell’ultimo, e quindi all’Australian mancherebbe un finalista. Dichiarazione coraggiosa, che riguarda comunque una prospettiva che pare sì possibile ma anche probabilisticamente lontana (neanche l'arrivo in Finale non è certo).
Comunque, dovesse arrivare il momento della scelta, sarebbe poi, al di là della volontà, per mille ragioni (tecniche, sportive, finanziarie) assai difficile rinunciare al match.
Magari un po’ anche per motivi “umani”: per rispetto cioè di quel pubblico che lo ha sempre seguito, facendo di lui uno dei campioni più amati.