I due sono giunti in finalissima ad armi pari, forti di un percorso quasi identico. Nicola Spera è sceso in campo con la fedina candida, mentre Pini aveva in cascina quella sconfitta in round robin subita da Crispino. Sconfitta poi abbondantemente dimenticata sotto la montagna di vittorie messe a segno nei play off, fino a presentarsi di fronte all’amico, come il finalista della parte alta del tabellone, quella solitamente riservata alla testa di serie numero 1.

E così sotto i riflettori del campo 1 del Saini i due se le sono date di santa ragione. Pini, mostro di tattica e tenuta mentale; Spera, grande generosità agonistica e con un paio di colpi assassini nel taschino.
Comincia tutto benissimo per Nicola Spera. Senza troppi preamboli usa la violenza della sua battuta e la solidità dei suoi fondamentali portandosi sul 5-2. Buttati via due set point, Matteo Pini non attende l’arrivo del terzo. Stappa il barattolo dove gelosamente conserva la pasta di cui è fatto e da quel momento cambia la musica. Perseveranza e tenuta mentale lo portano a recuperare e a chiudere per 7-5.

Nel secondo set Pini non la smette. Continua a far dondolare Spera da destra a sinistra e da sinistra a destra, impedendogli di esprimere la propria vivacità tennistica. 5-1, ma il tarantino non ci sta.
Scommette di poter combinare un recupero come aveva fatto l’amico a suo scapito nel primo set.

Mette le gambe in spalla e comincia a correre. Non si fa più fregare dal continuo dondolio di Matteo Pini e recupera tutte le palle. Lo costringe a percorsi più forzati tanto da rimettere in gioco la sua candidatura come possibile campione. Sul 5 a 3 Matteo Pini spreca due match point.
Spera si avvicina al colpaccio ma sul 5-4 Pini, stremato, riesce a trovare un nuovo match point e questa volta non se lo lascia scappare.