Federer eterno, un menisco non fa paura, lo dice una leggenda

Su, coraggio Roger... Il tennis, come ogni sport, si è rivoluzionato. I Laver, ma anche i Panatta e i Lendl sono nomi che risuonano come ombre lontane. Oggi è uno sport di altro tono atletico, di un’altra tecnologia ma alla sua base rimangono gli uomini, e la loro classe…

Brutta tegola quel menisco saltato giocando con i propri figli, terribile per un atleta che ormai si sta misurando con una età che lo direbbe fuori gioco.

Certo, Parigi   Olimpiadi, gli obiettivi stagionali, non sono sfumate, ma la preoccupazione resta, visto il dato anagrafico. Nello sport c’è una cosa che però riesce a scendere a patti con l’eta: la classe. E di quella che appartiene a Federer, anche di questi tempi, se ne è avuta autorevole testimonianza.

 Ken Rosewall è un nome lontano, che sta nella leggenda di un tennis anni 50. classico, elegante e cavalleresco. Ha sulle spalle una permanenza nei primi dieci del mondo che ha attraversato almeno te generazioni tecniche, dal 52 al 75. Dopo 8 grande slam vinti, ha visto cambiare abbastanza stili, tecnologie, tattiche e atleticità per essere giudice di ciò che è fuoriclasse, e ciò che non lo è.

Lui mette il confine fra il tennis che era e quello che è nell’avvento delle nuove racchette, insomma, un tennis stravolto dalla tecnologia, una potenza consentita dai materiale che ha cambiato atleti, fondi, stile e tattiche.

Resta il fatto che sono però rimasti i tennisti, alla base di tutti. E secondo Ken ce n’è solo uno che sarebbe restato un fuoriclasse anche con una racchetta di legno: Roger Federer.

E un fuoriclasse tanto grande da poter passare le epoche, volete che si fermi per un menisco?  Ma va. Rio è là, e aspetta…