Djokovic: a Nadal è concesso l’onore delle armi
Le dichiarazioni di Nole prima della semifinale poi vinta in agilità, così lusinghiere verso lo spagnolo sanno tanto di onore delle armi. Ma questo, di solito, è privilegio concesso in guerra solo davanti ad un nemico in disarmo...

La semifinale fra il serbo e lo spagnolo è durata giusto due set, il primo (7-6) con una parvenza di combattimento,
il secondo no (6-2). Questi sono i termini con cui si è consumato l’ennesimo duello
serbo-spagnolo che ha segnato buona parte della recente storia tennistica.
Come
ultimamente accade, Nadal ha mostrato una assenza di intensità, un calo alla media distanza, come avesse perso negli anni un pezzo di capacità della sua
batteria.
Evidentemente il fisico non gli permette più di essere devastante, difficile immaginare a questo punto che la parabola possa invertirsi.
Proprio questa inevitabile discesa fa interpretare che le parole di
Djokovic del re-match altro non siano che l’onore delle armi concesse ad un avversario storico ritenuto ormai sulla
via della resa.
La loro lotta, in triangolo con Federer, ha segnato e appassionato il grande tennis degli ultimi anni. Due
parabole dall'andamento inverso.
“La rivalità con Nadal è stata la più bella della mia
carriera…” ha dichiarato Nole.
E Federer? “E’ uno intelligente…”
I soliti tocchi di spillo, perchè la rivalità, nel nuovo tennis è così, piuttosto ovattata, più un videogioco che una contesa fra umani. Microfoni a fondo campo e multe incombenti rendono tutto assai poco divertente, come un vestito delle feste messo in naftalina…