Italia & Rugby, ritrovare le radici
Un dicembre nero, specchio di una stagione altrettanto nefasta, è il film di uno sport in declino. Probabilmente il rugby italiano, puntando alla luna, ha dimenticato di guardare (e finanziare) il dito, cioè la sua identità…

Il veneto, nobili eccezioni a parte, è Il territorio che ha scritto le storie e la cultura del rugby, uno sport che è stato quasi
sempre giocato, e raccontato, con il suo accento.
E così, la crisi del rugby italiana è letta bene, nella sua drammaticità proprio partendo da Treviso, dal Benetton, e la serie infinita di sconfitte.
Il Benetton è il simbolo dell’Italia
intera, e di questo dicembre che ha segnato una serie di sconfitte
depressive per un movimento che di sicuro non le merita.
Qual è il problema dell’Ital Rugby? Non certo finanziario. I soldi in questi anni di Sei Nazioni sono piovuti, il problema è dove si è deciso di destinarli, ma sono giustificazioni che dovrà dare la politica, anche se la lettura oggettiva dice che gli investimenti sono stati sbagliati dando risultato zero, se non negativo.
Il Rugby italiano era più forte quando era povero, questo è un dato. Era più forte quando le telecamere erano in biancoenero e non in hd, e non si viaggiava solo in aereo. Certo, allora le occasioni di confronto con le nazioni madri dello sport erano minori ma nelle giuste proporzioni quel rugby là non demeritava, anzi.
E allora?
E allora, ha ragione Innocenzi, il presidente del comitato regionale veneto:
"Limitiamoci ad una franchigia internazionale sola, concentrando lì la nostra elite. E poi rilanciamo il campionato italiano, investendo direttamente sui club, dall'Eccellenza alla serie C: e soprattutto ai livelli giovanili".
In pratica, pur mantenendo il peso economico del sei
nazioni, raccogliamoci, pensando di più alla base, e ai campi senza
telecamere ma con la passione.
Non dimentichiamo che i campioni nascono essenzialmente da quelli, respirando una sostanza che c’era nel passato, e che oggi è abbagliata dalle troppe telecamere.
Insomma, investiamo sulla cultura del rugby, rilanciando la sua eticità. Ridiamogli una identità, perché è da quella, da quel che si è, unito a quel che si era, che parte la forza di ogni rinascita.