Valentino, l’uomo campione.

Silverstone ieri ha vissuto e ascoltato un Valentino malinconico, o semplicemente profondo. Un Valentino comunque come sempre mai banale, perché lui non è da frasi copia e incolla, buone per il Mulino Bianco.

E’ difficile prima di un Gran Premio raccogliere frasi che vadano al di là del solito la pista… la moto… gli avversari, il campionato etc etc.

Difficile generalmente, ma non per un campione come Valentino che è sempre stato uomo, sia nelle profondità, che negli eccessi.

Così, dal solito tran tran del pre-gara, sono venute considerazioni che sanno di malinconia, ma allo stesso tempo di vita.

Pensieri che non sono dovuti al fatto che questo 2016 sembrerebbe un campionato perso, perché lui ancora non lo dà per perso, e neanche che a vincere sarà presumibilmente lo scorretto nemico.

I discorsi di Valentino sono un’esplorazione di cosa vuol dire per un atleta l la motivazione, la testa, l’equilibrio e quanto incidano nel vincere, e nel perdere.

Valentino è un uomo segnato da una delusione cocente, dalla sensazione pesante di essere stato tradito proprio nell’apice della sua ultima fase di carriera.

Questa cicatrice di dolore segna anche quest’anno, e pesa facendo sì che qualcosa nel suo rendimento non abbia del tutto funzionato.

Insomma. Il concetto che il motociclismo è uno sport umano, la macchina è importante ma a fare la vittoria sono soprattutto doti, emozioni e forza dell’individuo.

Il motociclismo è adrenalina, ma anche valore. Che si chiami forza, libertà, tranquillità, dominio o controllo.

E se si guarda bene, l’intervista di Valentino è stata uno spot formidabile per il motociclismo, e dovrebbe essere soggetto di prima pagina per dire che nonostante le meline, i finti sorrisi e i tradimenti finchè ci saranno uomini sulle moto, seguirli ha ancora senso.