Tour: è davvero giusto dimezzare una leggenda come il Ventoux?
Il vento oggi sarà "moderato" ma il Ventoux si farà a meta lo stesso. Dopo i Pirenei più noiosi del ventennio, si è tarpata una cima leggendaria per la “sicurezza dei corridori”, gli stessi travolti dall’ultimo chilometro gonfiabile qualche giorno fa. Il problema vero è che ormai la struttura economica vince sullo sport e sul ciclismo…

Avremmo voluto, oggi, scrivere delle storie del Ventoux, di Merckx, di Simpson, di Marco Pantani e l’americano. Ma come si fa a fare leggende davanti ad una tappa come quella di oggi, un Ventoux tarpato della cima per scelta organizzativa, perché ieri si prevedeva un vento che oggi sembra non esserci?
No, non viene voglia di raccontare. E ancor di più se pensi alla noia dei Pirenei, al fatto che ti devi esaltare per un attacco che porta a 5 secondi, e a quello striscione gonfiabile che solo per miracolo non ha fatto danni gravi.
Viene da chiedersi dove sia finito il ciclismo, e lo sport, in quel carrozzone che tarpa cime storiche senza rammarico, e ti mette ultimi chilometri e moto pericolose più del vento a 100 all’ora.
Davvero si è fatto tutto per consentire l’arrivo là? Bastava forse solo rendere più agile il carrozzone, aprirlo solo ai corridori e a qualche moto, non so…
E viene da chiedersi se davvero lì sopra si temeva solo per i corridori, o invece anche per la carovana pubblicitaria dei pupazzi gonfibili, le riprese obbligate ai tabelloni degli sponsor, al palco, a tutto ciò che fa denaro.
No, oggi la sensazione non è il sollievo per un pericolo
scampato dai corridori, ma la tristezza che forse, ancora una volta, si è
pensato prima al carrozzone del denaro che all’amore per il ciclismo, e lo
sport.
Amore? Denaro? Le parole sono quelle.
