Nibali: grazie lo stesso, e adesso tante domande e una speranza

Nonostante tutto, anche ieri, Vincenzo è stato il primo ad attaccare. Una follia data del genio e della classe, sostanze che restano poi nel cuore dei tifosi. Ma purtroppo sono due stagioni che le gambe non sempre rispondono al cuore. Perché?

Un momento in cui Nibali è stato pienamente Nibali? La scintilla dell’anno scorso al Lombardia. Per il resto, due stagioni grigie, difficili, che destano tanti dubbi. Dopo un Tour leggendario, in cui è andato tutto bene, sono venute  corse in cui è andato tutto male (ma attenzione a far drammi apocalittici, perché il quarto al Tour dell’anno scorso non è poco).

Ora già i corvi parlano di declino, fine carriera, bella storia che è finita.

Può darsi, ma anche no.

Innanzitutto bisogna ripartire dalle scintille di Vincenzo che vengono dal suo cuore, quella voglia di attaccare sempre viva.

E poi dalla considerazione che a 31 anni un corridore non deve per forza essere finito, e quindi una ripartenza è possibile.

Quando? L'ideale sarebbe prestissimo, perchè poi la testa può portare alla deriva, specie in una situazione come questa in cui la squadra più che sorreggere fa pressione.

Verrà il Tour, Vincenzo ci sarà?

Sarebbe importante potesse.

Certo, siamo davanti ad un ciclismo scientifico che non perdona, dove un uomo magari in difficoltà si trova a doversi misurare con corridori bionici, puntati da mesi all’unico obiettivo.

E se quel corridore non si trovasse dentro i giusti stimoli e forze, in una corsa così impegnativa  finirebbe per essere umiliato, e forse segnato per sempre.

Ma se invece nello squalo ci fossero ancora voglia e convinzione, il lato positivo di provare il Tour è che Nibali in Francia andrebbe per la prima volta con un ruolo non da protagonista.

Un po’ quello che doveva essere nella Vuelta dell’anno scorso. Un corridore lì per aiutare un campioncino a diventare fuoriclasse e  scaricarsi della pressione di avere tutti gli occhi addosso.

Insomma, Vincenzo sarebbe al Tour  allo stesso tempo per fungere da supporto ma anche da spauracchio, libero di attaccare quando la tattica lo consente, senza pressioni, se non quella di far paura agli avversari.

La Francia, fra un mese, sarebbe quindi il terreno giusto per rialzarsi mentalmente .

Speriamo che le forze lo consentano perché con la testa e il cuore, ne siamo sicuri, Vincenzo è già sull’aereo per Mont Saint Michel, dove quest’anno partirà la Grand Boucle.