Germania vs Italia: il destino di perdere
Basket a Berlino: Germania 82, Italia 89. Quando ci si incontra va quasi sempre a finire che i tedeschi lottano, sperano, si esaltano ma poi perdono. Arroganza e paura da una parte, genio, rabbia e umiltà dall’altra. Poi viene la politica e...

Grande Italia, anche se non perfetta in attacco come contro la Spagna, (specie in Belinelli) il valore in più lo si è acquisito ieri, con una difesa determinata che alla fine ha avuto ragione, facendo cadere la Germania nella solita trappola, il miscuglio fra arroganza e paura che ogni volta, contro di noi, la fa perdere amaramente.
Il giorno dopo una partita così, non servono più i dati tecnici, rimangono solo le sensazioni, immagini che comunque dicono molto.
La Germania, con un Nowitzki limitato da un grande Bargnani,
è stata trascinata da Schroder, veloce e imprendibile, che ha sfruttato alla
grande il fianco scoperto di una difesa forte "dietro".
La Germania di Schroder arriva a + 2 a 24 secondi dalla fine. La sconfitta dei tedeschi inizia qui. L’allenatore tedesco, in panchina, sceglie di avere paura dell’Italia e ordina un improbabile fallo sistematico. Non ci sono controprove, ma quel timore incomprensibile, unito al genio umile (poi vedremo) di Gallinari, ci ha portato ai supplementari.
Qui, per i tedeschi, nulla cambia. Continuano a contare su uno Schroder diventato ormai arrogante, che si permette persino di fare il fenomeno. Ecco, proprio Schroeder ci regalerà errori che ci daranno la vittoria.
Da noi, lotta e umiltà. Lotta. La difesa finalmente ritrovata, compatta, ruvida. E poi la sensazione di essere spensieratamente grandi. Umiltà. Basta la battuta di Gallinari sul canestro perfetto, da un milione di dollari che ci ha dato i supplementari. “Solo culo”. Lo sa Danilo che la classe non si chiama culo, ma l’Italia è questa: non si fa gli eroi, lo si è.
E’ stato bello, ieri sera, vedere un palazzetto tedesco, ormai vuoto di tedeschi ma pieno di tifosi e immigrati che intonava l’inno di Mameli. Anche questa è l’Italia. Ma non solo questo. Petrucci, presidente della Fip dopo esserlo stato del Coni, ha dichiarato:
“C’ero a Berlino 2006. E come allora, anche oggi il cielo si è tinto di
azzurro”. Già. In Italia cambiano le squadre. Cambiano i giocatori. Cambiano i
tornei. Ma, e non è una critica all’individuo in questione ma al sistema, c’è
un mondo intorno ad essi, la politica, che resta sempre, immutabile.
Anche questo siamo noi, e lì con la Germania non vinciamo mai, mi pare .