U. 23: Italia vs Francia, è tornato il ciclismo vero

Su un percorso assurdo, gli under 23 hanno scritto una bella pagina di ciclismo, combattuta, imprevedibile, in cui sono state duellanti finali due nazioni che hanno scritto la storia della bicicletta: Italia e Francia.

Mondiali U23: primo e terzo, due francesi. (Ledanois –Turgis), secondo e quarto due italiani. Consonni e Moscon).

Un adagio racconta che le corse le fanno i corridori, non i percorsi. Certo che l’Uci per rendere il Mondiale 2015 noioso ce l’ha messa tutta, scegliendo un tracciato piatto e pericoloso, specie se piove. Comunque, quello che la politica vuole distruggere, il ciclismo vero può salvarlo, e ieri è successo così, con una gara mai a gruppo compatto, combattuta e tatticamente affascinante. Più che la forza, ieri a Richmond è contata la voglia di fare, l’identità, la cultura che si ha alle spalle. E non è un caso, che lil Mondiale sia risultato un duello antico, che da tanto non si vedeva. Italia-Francia, con protagonisti forti, coraggiosi, una gara dove ha contato l’ardimento ma anche la fortuna.

Un attacco lungo con un italiano (Martinelli) che ha fatto quello che doveva finchè  il cambio ha retto. Poi la chiusura dei francesi e il loro attacco a tre fasi (il primo transalpino a muoversi è stato Hofstetter) devastante negli ultimi 5 chilometri, quelli del pavè e della salita. La punta italiana, Moscon, era pronta, senonchè la caduta di un belga per il pavè bagnato ha comportato uno sbandamento e un salto di pedale che ha fatto perdere l’attimo. Nonostante tutto l’Italia ha retto, giocando la carta Consonni, il velocista che conosce la pista. E’ stato un inseguimento che ha ricordato gli anni belli del ciclismo azzurro, con capitani che si sacrificavano per il corridore che poteva vincere in quel momento. Moscon ha portato sotto il bergamasco, che in volata lunga è arrivato a poco da Ledanois (figlio d’arte) ormai in debito d’ossigeno, senza però riuscire ad agguantarlo. Peccato, sarebbero bastati dieci metri, ma onore ai francesi, che non hanno rubato nulla. Perdere così ha un senso. Un Mondiale, questo, che ha ricordato con esito diverso la rimonta di Basso di tanti anni fa su Bitossi.

Insomma, ha ricordato la storia profonda dello sport del pedale. E sarrebbe bello che dopo i vari ciclismi, ultimo quello scientifico, ritorni il ciclismo di sempre, cioè quello vero…