Malori (e Moser) sono l’Italia che comincia ad andare
A Richmond, Adriano Malori coglie il frutto di anni di lavoro con un argento mondiale che dice molto, per lui, i sacrifici fatti e la capacità di programmazione di Cassani ma per il ciclismo italiano non va sottovalutato neanche il decimo di Moser…

Adriano Malori ha colto l'argento al mondiale di Richmond, e un po' vengono da rimpiangere quei 9 secondi che dopo un percorso selettivo lo hanno separato dalla maglia, conquistata da Kiryienka. Un percorso perfetto quello di Malori, partito regolare e poi autore di una progressione quasi invincibile. Il gap l’ha forse pagato nell’ultimo strappo, in cui ha scelto un rapporto troppo pesante rispetto al bielorusso che d’agilità è riuscito a salvarsi. Terzo il francese Coppel, più indietro gli specialisti, tra cui Dumoulin e ancor più Tony Martin, da tutti considerato il favorito. Accanto al secondo di Malori, però, è altrettanto importante il decimo di Moreno Moser. Da una parte è finalmente il frutto di un’Italia che con Cassani sa programmare e dimostra quanto siano importanti i percorsi tecnici logici e non l’estemporaneità dell’ultimo giorno. Dall’altra rende all’Italia la prospettiva di un talento che dopo l’euforia dei primi anni è sembrato perdersi, sepolto dalle troppe aspettative e tensioni. A Richmond Moser ha dimostrato di saper crescere, soffrire, applicarsi, e con il risultato raccolto ha dimostrato anche le doti tecniche che da sempre possiede. Speriamo che questi segnali degli ultimi mesi possano essere la base di una nuova crescita.
Ma torniamo al vice campione del mondo. Innanzitutto buttando via l’affermazione che mancassero gli specialisti più forti. Infortunati a parte, che comunque fanno parte del gioco e della carriera, un cronoman che non è al mondiale non è uno specialista, , è uno che quando serve sa anche andare forte a cronometro, tutto lì. Poi ridando a Malori il curriculum che merita, ricordando il suo 2008 che a Varese e Stresa l’ha visto Mondiale e Europeo under 23 a cronometro, viene la relativa dimostrazione di una progressione con enormi possibilità di crescita. Insomma Malori non si è inventato, ha costruito, lavorato, sofferto per arrivare fin qui e poter guardare anche oltre, specie dentro un contesto tecnico nazionale che vuole e finalmente sa ragionare e programmare. Allora, bentornato a Moser nel contesto che conta e a Malori fra i cronomen più forti del Mondo, sicuri che questo per loro può essere solo l’inizio..