Shakiri, il fallimento di Mancini
Il tecnico nerazzurro lo aveva fortemente voluto a gennaio, prelevandolo dal Bayern con 15 milioni di riscatto obbligatorio, Mancini ne era entusiasta, tanto da telefonargli per " farlo sentire inserito nel progetto futuro." Mentre la stampa si scatenava paragonandolo a Robben e a Ribery e indicandolo come l'uomo giusto per puntare l’uomo e creare superiorità numerica. Invece…

Bene le prime partite, un goal alla seconda in Coppa Italia
con la Sampdoria, uno in campionato su rigore con l'Atalanta e in Europa League
contro il Celtic, poi, complice un guaio fisico, il nulla.
La sfiducia del
tecnico si è mostrata nelle ultime partite, mai giocate e nella sua messa a margine in preparazione. Ora per lo svizzero
ventitreenne verrà lo Stoke City, dove potrebbe anche non fallire.
E qui sta il rischio del decisionismo
Manciniano. E’ vero, economicamente l’affare regge, lo svizzero è semplicemente
passato, non lasciando ammanchi (quindici il riscatto obbligatorio al Bayern,
diciassette l’entrata dagli inglesi) ma resta il fatto che si tratta di un
ventitreenne in cui molti credono, o credevano, compreso Mancini e i tifosi,
che ancora a luglio non volevano la cessione.
Il problema tra loro è stato personale o tecnico? Forse solo il risultato di un amore non scoppiato, magari troppo anarchico, Shakiri, o prevedibile per le difese italiane in un contesto lungo come il campionato.
Insomma. E’ presto per dire se Shakiri come campione sarà una illusione o detta peggio un bidone, di sicuro la breve parabola milanese segna uno dei fallimenti della prima stagione di Mancini, e un fare e disfare talmente veloce da lasciare perplessi i più, tifosi compresi, anche se la fede in Mancini ancora regge. I campi italiani (e inglesi) presto diranno la verità e chi aveva ragione sullo svizzero di origine albanese.