Calcio, il primo sponsor fu un cervo

La foto “storica” è di quelle anni settanta. Un bel gruppo di calciatori, con le pettinature improbabili di allora. Basettoni d’ordinanza, e maglie gialle con un bel cervo rotondo sul petto.

E’ un’immagine da malinconico vintage, ma non solo quello, anzi. In realtà, rappresenta un momento fondamentale  nella storia del calcio, perché quella squadra fotografata sorridente fu portatrice di una svolta rivoluzionaria: la presenza degli sponsor sulle maglie, nel caso, il  bel cervo  sul petto.

Quella che dobbiamo raccontare, è una vicenda tedesca, la “location” è Braunschweig,  una città con qualche monumento ma poca storia urbana, giusto la capitale di un ducato che per un certo periodo nell’ottocento per cause di politica ebbe anche fama, ma con unica nota veramente eclatante, il fatto che fu nelle stanze di un suo palazzo che nacque il primo museo pubblico tedesco, nel 1754.

Anche nello sport, Braunschweig era un luogo così così. Emanazione calcistica era l’Einchtracht, vincitrice di un campionato miracoloso nel  1966-1967 ma la cui grandezza divenne ben presto unicamente leggenda da birreria, per il resto nulla, una vita tranquilla come quella della cittadina. In tanta apatia si arriva al 1971, quando sale alla presidenza Ernst Fricke e nel frattempo, una società con visioni pubblicitarie allargate come la Jagermeister incomincia a guardarsi in giro, puntando quel club che pochi anni prima aveva vinto come in una favola, il campionato tedesco. Precisiamo.  una cosa: negli anni settanta la sponsorizzazione sportiva era cosa fatta in tanti ambiti, uno per tutti, il ciclismo, dove marche commerciali diventavano leggenda grazie ai corridori e viceversa. Nel calcio no, si viaggiava ancora su binari antichi, testardi, e per questo una volta avvenuto il matrimonio contrattuale fra la squadra della sassonia e l’azienda di liquori, cominciarono trattative lunghe ed estenuanti con la federazione tedesca.

Niente da fare, il presidente della federcalcio ovest non si convinceva,  due anni di tiramolla inutili, “nein nein nein” ripeteva il burocrate sport, un po’ Merkel e un po’ “altrimenti ci arrabbiamo”. Alla fine, risolse la cosa la solita geniale pensata, altro che sono solo gli italiani quelli furbi..

In soldini: cosa dice, o meglio diceva negli anni settanta tedeschi,  il regolamento?

Sulle maglie va solo il logo sociale. Così, l’8 gennaio 1973 l’assemblea dei soci dell’Einchtracht votò la sostituzione del vecchio logo con quello della Jagermeister, il cervo con croce fra le corna.

Il 24 marzo 1973 il nuovo stemma fece debutto in campo, contro lo Shalke 04.

Ci fu una resistenza fatta di contestazioni sui cm di circonferenza del logo, ma ormai il confine era varcato. La storia del calcio era cambiata, e i puristi non ebbero neanche troppa voglia di fare resistenza, gli anni settanta stavano cambiando troppo il mondo perché il vecchio potesse far inerzia. Fra l’altro, un altro schiaffo stava per travolgere l’atmosfera tranquilla del calcio tedesco. I calciatori, ufficialmente, erano semi-dilettanti. In realtà, tutti sapevano dei sotto-banco, dei pagamenti indiretti, delle sponsorizzazioni personali non ufficiali. Il passaggio dovuto al professionismo, era anche viatico per un nuovo modo di intendere il calcio, e in questo gli sponsor non furono certo ancora “sgraditi”, anzi.

Così, il calcio cambiò, aiutato anche dai mondiali tedeschi del 1974. E di quanto il tradizionalismo in realtà fosse anche limitante, la Bundesliga se ne accorse seguendo le vicende successive della piccola e fino ad allora insignificante Einchtracht, sfavillante nel momento in cui riuscì, grazie ai soldi della Jegermeister, a strappare l’eroe nazionale Paul Breitner alla corazzata Real Madrid.

Certo, la vicenda ebbe poi anche un seguito amaro, che ricorda un po’ certe euforie senza ritorno delle società italiane degli anni novanta. Perchè dall’euforia finanziaria del caso Breitner, l’Einchtracht non si riprese più. Non per i debiti, ma semplicemente perché dopotutto era finito il momento magico, e tutte le stelle prima o poi si spengono. Il campione, un tipo troppo urbano, intellettuale e antisistema, in Sassonia non si ritrovò e lasciò il club un anno dopo. A seguire, la squadra ritrovò la penombra del calcio nonostante tutto, però, ormai il piccolo Einchtracht Braunschweig era entrato nella storia,  perché altrimenti  noi saremmo qui a scrivere di loro?