Sampdoria: naufragio a Torino

4 a 0. Una Sampdoria mai in campo, esce travolta dalla prepotenza atletica del Vojvodina, il club serbo noto specialmente per aver creato Vujadin Boskov. Davanti a certi risultati, l’unico segno che resta è quello di un fallimento. Già al quarto minuto una azione filtrante e il primo goal hanno mostrato la differenza prepotente fra una squadra che correva e un’altra imballata e presuntuosa. Poi è sceso il buio

Primo goal al quarto minuto, poi praticamente per la Samp è stato un assedio, quello umiliante  di una squadra di un campionato inferiore che giocava in casa di una uscita da un top torneo, come ogni volta noi italiani continuiamo a credere. Il primo tempo si è concluso mestamente, c’è da contare una traversa per il club serbo ed altre occasioni sparse, con la sensazione divisa fra il probabile k.o. e la speranza del così non è possibile, ci riprendiamo. Ma niente. Il quarto minuto del secondo tempo è stato il momento dell'inevitabile secondo goal,Palombo superato, Viviano che ribatte e Stanisavljevic che anticipa tutti e raddoppia.

Da lì, ammesso che un prima ci fosse, la Sampdoria sparisce. Al tredicesimo e al novantunesimo le reti che segnano i contorni di una disfatta internazionale storica non solo per i blucerchiati ma per l’intero calcio italiano, che adesso, si sa, farà finta di niente. Tanto c’è il calciomercato e la stagione dei Derby cinesi.

A fine massacro, ci sono state le scuse di Zenga e Ferrero davanti ad una curva attonita, incredula. Certo non si annuncia bene l’esperienza genovese di Zenga, ora sarà dura risalire la china della credibilità, dato che la Sampdoria si è mostrata carente proprio in quella concentrazione e determinazione tanto decantata alla vigilia. “Noi siamo pronti e sappiamo cosa dobbiamo fare…!" Già. 

Quel che resta ora, è il peso tecnico, economico, morale di una disfatta che l’Italia non può trascurare. Il tempo da troppo tempo è scaduto, e  anche se magari anche casuale, il naufragio della Sampdoria dovrebbe insegnare che da una parte dovrebbe stare la credibilità, dall’altra il folklore.

Una nota storica per mostrare che un calcio diverso era, ed è, possibile.   Il Fudbalski Klub Vojvodina è la squadra dove è nato, cresciuto e si è forgiato un certo Vujadin Boskov.

Anche lui era un simpatico, parlava “strano”, solo che le sue erano coreografie di una sostanza diversa, che i doriani sicuramente un domani sapranno leggere, se servirà.