Il nuovo calcio
Strana cosa, questo calcio, che quando c’è da stravolgere una cultura popolare come le partite alla domenica trasformandole in spezzatino, si proclama del nuovo millennio ma poi dice cose tristissime e tira fuori che le cose del campo, da sempre, devono restare in campo.

Il caso Sarri - Mancini è la dimostrazione evidente delle contraddizioni del mondo calcio, messo a metà fra i capitali da multinazionale che muove e la bassezza del livello culturale dei suoi vertici.
Contraddizione: perché Sarri, sul campo, sta facendo giocare
al Napoli un calcio da nuovo millennio, l’opposto di quello Manciniano ma si
trova a inveire manco si fosse nei campetti periferici degli anni settanta,
quelli del Monnezza, per intenderci.
Più o meno come il presidente federale che esordisce parlando di banane e quisquiglie varie, in un mondo in cui il linguaggio dovrebbe essere quello finanziario della City.
Usciremo da tutto ciò? Difficile, finché non ritroveremo la coerenza culturale del calcio, quella sinergia fra passione di popolo che non per forza deve essere conservazione, ma sicuramente deve rimanere garanzia, e che non può essere strapazzato e poi divenire paravento quando si usano termini come gay, frocio o banana, facendo poi finta che le partite a mezzogiorno siano una cosa giusta e non solamente utile a tenere in piedi un sistema finanziario.
Ma si sa, le strutture cambiano se cambiano gli uomini, nella testa, persone coerenti, che se portano il calcio tecnicamente nel nuovo millennio, devono riuscire anche con la propria mentalità, se no a che serve?
Oppure, se vogliamo tornare agli anni settanta, torniamoci in toto. Questione di coerenza, ma anche di efficienza.