Bolt, ancora il più grande

100 mondiali a Pechino. Dopo una semifinale che l’aveva fatto spacciare per il possibile perdente, Husain è tornato Husain e con 9.79 è andato a precedere il “nemico” Gatlin, allungando la sua striscia di invincibile. La sensazione è che l’unico che potrà sconfiggere Bolt sarà Bolt stesso, perché il tempo passa e prima poi capiterà, magari però cedendo lo scettro a una generazione meno compromessa, quella dei De Grasse e dei Bromell, un 9.92 di prospettiva…

La sconfitta del dio giamaicano della velocità tutti la sentivano nell’aria. Lui era arrivato ai mondiali aggrappato ad un risultato solo, quello di Londra, e doveva scontrarsi con un Gatlin dominatore e sicuro, quasi un demolitore di stagione. La semifinale di mezzogiorno ora italiana aveva ancora più rabbuiato il cielo, presentando la partenza di Husain con un appoggio tanto difficile da fare rimanere allo start il Giamaicano ottavo su otto, per una rimonta che non era sembrata del tutto agevole. Sì,  Bolt poi, alla Bolt, si era voltato a guardare gli altri dov’erano, aveva vinto, ma non allo stesso modo di Gatlin, autoritario nella semifinale successiva, 9.77, troppo.

9.77 in semifinale per l'americano. Ecco, con quel tempo ripetuto in finale, avrebbe vinto Gatlin, ma così non è stato. Perché Bolt è fuoriclasse anche mentalmente, e probabilmente si è conquistato i tre centesimi necessari per il titolo sul ring della partenza, con il suo solito show spensierato, che ha dimostrato che nell'anima il re giamaicano della velocità non era scontato fosse morto, e questo ha pesato  su un Gatlin che ora si presenterà a Rio come all’ultima spiaggia di redenzione, dopo le pessime storie di doping che l’hanno ostacolato in carriera.

Bolt, a Rio probabilmente se la ruggine del tempo non lo annacquerà continuerà ad essere Bolt, ma comunque si troverà di fronte altri nemici, nuovi, giovani e freschi, che potrebbero essere i De Grasse e i Bromell (9.92) di oggi, saliti a riempire a sorpresa il terzo posto del podio, medaglia che sembra il primo gradino di una carriera che dimostra che loro, mentalmente, Bolt ancora non lo subiscono.