Atletica azzurra, 3 storie di destino e Olimpiadi negate.
Due nomi sono famosi, Tamberi e Schwazer. Il terzo un po’ meno, Mario Lambrughi. Le loro comunque sono tre storie simili di sport e delusione, con di sfondo Rio…

I primi due sono usciti da una guerra verbale feroce, a dir
la verità scatenata da Tamberi, che giudicava indegna l’eventuale
partecipazione olimpica di Alex Schwazer.
Poi qualche settimana fa la cosa si è sistemata da sola, con una positività al doping assai contestata e dubbi che ha tagliato fuori dai Giochi l’altoatesino. A quel punto, con una polemica che si era comunque spenta, il mondo "morale" di Tamberi sarebbe andato a posto se non fosse per il gravissimo infortunio che ha travolto il marchigiano, poche sere fa, a Montecarlo, quando nel tentativo di battere il record italiano a 2.41 (misura da podio olimpico) Tamberi ha riportato una rottura del legamento che lo terrà fuori per 5 mesi dalle gare, a partire dalle Olimpiadi stesse.
La terza storia di atletica azzurra Olimpica è un po’ meno nota, e parla di un ragazzo che ha mancato l’Olimpiade per poche ore, semplicemente perché ha fatto il tempo di qualificazione con qualche giorno di ritardo.
Stiamo parlando di Mario Lambrughi da Biassono, 24 anni, fresco dall’aver ottenuto il minimo olimpico sui 400 ostacoli purtroppo un po’ troppo tardi per esserci.
Un 49.35 colto a Lignano Sabbiadoro che sa di beffa (il minimo Olimpico, scaduto due giorni prima, era 49.40) ma che lo stesso va colto come ennesimo punto di una crescita tecnica inoppugnabile che speriamo sia foriera di un futuro meno amaro per il brianzolo.
Schwazer, Tamberi, Lambrughi. Tre storie di destino e Olimpiadi amare. Tre storie interessanti più dei numeri di certe gare, in fondo.