Sharapova: un addio amaro come il doping

Maria si è presentata vestita di nero, senza trucco e dimessa come non mai. “Vi aspettavate l’annuncio del mio abbandono, ma questo non avverrà in questo hotel, e su questo orribile tappeto”.
E invece potrebbe essere la fine carriera per la vincitrice di 5 slam, risultata positiva ad un farmaco antidiabetico

La sostanza è il meldonium, un prodotto contro il diabete, lo stesso a cui furono trovati positivi ai giochi di Sochi la Bobrova e Soleviev, pattinatori di figura russi, cosa che, nell'ottica del doping di stato appena contestato, qualche sospetto lo desta.

Un farmaco, secondo la Sharapova, da poco proibito, comunque una delle sostanze che da tempo giravano attorno alla lista nera del sospetto.

L’esame antidoping positivo è stato effettuato negli Australian Open, ultima apparizione della tennista russa (il quarto di finale perso contro la Williams).

Che dire. La Nike ha subito sospeso il contratto di sponsorizzazione, e anche la federazione internazionale ha interrotto la corsa della tennista, che volente o nolente, potrebbe essere vicina alla fine.

Maria ha dichiarato che il farmaco serviva a limitare gli effetti di una sua tendenza ereditaria al diabete.

Comunque, l’immagine che la Sharapova ha dato in conferenza stampa è stata dimessa, se non funerea, a dimostrare quanto in realtà sia piccolo lo scarto fra le luci favillanti della ribalta e del successo e la vergogna, divise da uno iato si chiama doping, una mannaia che pende su ogni atleta.

Si era parlato uiltimamente, e ancor più adesso, di doping nel tennis. Dato che esso è disciplina sportiva usurante, è logico che sia anche affetta dal male chimico ne’ più ne’ meno degli altri sport.

Certo, questo è probabilmente il caso più eclatante, proprio per la portata mediatica del personaggio. Al di là di ciò che sarà della zarina, basta che questo episodio serva affinchè anche nel tennis si cominci  a ragionare, a cambiare, a innovare e non si taccia dopo aver spellato e distrutto l’ennesimo personaggio diventato capro espiatorio.

Ragionare. Innanzitutto sulla struttura atleta. Oggi una Sharapova vale quanto una media azienda. Sostiene di non aver dato peso ad una mail contenente la non usabilità del farmaco.

Se si tratta di leggerezza, è addirittura ridicola e salverebbe persino la gestione artigianale dei presidenti di certe nostre squadre calcistiche.

Se invece questo è il segnale di altro beh, questo "altro" non può riguardare solo la Sharapova. Per stare al vertice, forse il pane e l’acqua non bastano. Forse si spreme l’atleta al di là delle possibilità fisiche, stando appena dentro il confine del consentito con cocktail di sostanze accettate o coprenti.

E se questo avviene con le stelle, figuriamoci c on chi fatica a stare a galla. 

Quindi? Quindi, si ragioni. Non si fucili, ma si ragioni. Su esami, calendari, quello che si pretende e quello che si dà. Perché lo sport merita amore, e ragionevolezza, non finzione e ipocrità severità on demand, magari su una stella, in fondo, a fine carriera.

2 commenti

Jc :
Il primo articolo sul tema che "puzza" di verità, di tremenda verità, per la prima volta...bravo a chi l''ha scritto | martedì 08 marzo 2016 12:00 Rispondi
cdg :
Bella e brava...no, forse solo Bella e dopata... L'analogia con il ciclismo e, soprattutto, Marco Pantani è forte... Prima spremi gli atleti come limoni, poi pretendi, infine quando li beccano la responsabilità è loro. Ricordiamo che un atleta quando inizia spesso non è nemmeno un ragazzo, poco più che un bambino, gli allenatori si approfittano dell'ingenuità e fanno leva sui sogni dei più deboli, con la certezza di abbandonarli da soli quando ci sono i problemi. Basta, disdico Sky. | mercoledì 09 marzo 2016 12:00 Rispondi