Murray: la difficile scelta fra l’essere o l’avere

E’ da mesi che Murray vive un’incertezza che per il tennis contemporaneo, Atp compresa, può sembrare assurda. Un dubbio che non ha ragioni pratiche, perché la convenienza direbbe sempre di scegliere l’oggi, il ritorno monetario e non il passato e la nostalgia. Il dubbio è: scegliere la Master Cup o la Davis?

E’ dal 1978 che la Gran Bretagna non andava in finale di Davis. Era un’altra vita e un altro tennis. Da una parte Mc Enroe,  dall’altra John Lloyd.

Allora il Regno Unito perse 4 a 1. Quest’anno , dopo essere stata guidata alla finale passo a passo da Andy Murray, se la rigioca. Lo  “scozzese” inglese, assurto ad atleta simbolo della Gran Bretagna tennistica, si sta comportando da Capitano mio capitano. Un traguardo importante per Andy, oggi un “simbolo” di carriera irrinunciabile, tanto che già da settembre ha ventilato l’ipotesi di r inunciare all’Atp Finals per pensare solo alla “coppa”.

Il problema ufficiale è quello delle superfici. A Londra la finale si giocherà sul veloce, una condizione ben diversa dalla terra rossa della coppa su cui gli inglesi si misureranno con il Belgio.

“Valuterò, però è evidente che due diversi superfici in pochi giorni mi daranno problemi di adattamento che non posso gestire al meglio”. Così due mesi fa Andy aveva ventilato di non partecipare al master, e subito l’Atp aveva minacciato sanzioni. Oggi la voce della rinuncia ancora rimbalza. Non si sa se l’associazione tornerà a minacciare. Certo, questa acredine da riversare su un atleta che sceglie la Davis mostra quanto ormai il circo si stia allontanando (se non è già antitetico) dalla storia del tennis. Difficile capire, al di là della parola denaro e la diatriba fra Atp e Federazione, come l’associazione possa andare apertamente contro ad una scelta “storica” ed etnica di un atleta. Ma tant’è.

Murray sicuramente continuerà la sua marcia di uomo simbolo di un tennis moderno ma legato alle tradizioni, anche nazionali. La sua è la ennesima riscoperta della storia quasi parallela alla sua di un grande atleta britannico di ottant’anni fa, Fred Perry. L’ultimo prima di lui (2013) a vincere Wimbledon (1934-1935 e 1936) e eventualmente, a vincere la coppa Davis (1936).

Dopo la carriera, Perry divenne come l’amico rivale francese Lacoste, leader nell’abbigliamento sportivo. Certo, quello era un tennis fatto prima dagli uomini e poi dai risultati,. Oggi  è diverso, è tutto un altro budget…