Sport e Scommesse, storia mondiale...
Sport e scommesse, spesso croce (per via degli scandali) ma anche delizia (per via dell'indotto finanziario che si può generare se si prende la cosa virtuosamente). Cosa dice la storia? Questione mondiale...

Lo sappiamo, in Italia sono ancora (eternamente) in corso di svolgimento indagini sulle scommesse clandestine nel calcio. Una vicenda che nel nostro Paese aveva già fatto notizia nel 1980 quando le camionette dei carabinieri fecero irruzione in alcuni stadi arrestando 14 giocatori di Serie A e B per condurli in carcere. Fioccarono retrocessioni, punti di penalizzazione, squalifiche ed addirittura le dimissioni dell’allora presidente della Federcalcio Artemio Franchi. Ma le scommesse clandestine nel mondo dello sport sono una piaga che colpisce tutte le discipline. Un paio di anni orsono il CIO organizzò un incontro a Losanna, fortemente voluto dal Jacques Rogge, presidente del Comitato Olimpico Internazionale, con numerose autorità pubbliche, atleti, dirigenti ed alcuni operatori delle scommesse on-line. Fu assegnato a Denis Oswald, ex olimpionico elvetico oggi direttore del Centro Internazionale di Studi Sport a Neuchatel, l’incarico di preparare un dossier sul mondo delle scommesse illegali. Ne venne fuori che il giro d’affari per questo “cancro” era di circa 140 miliardi di dollari. Una cifra impressionante destinata persino ad aumentare. Qualche tempo fa il prestigioso quotidiano francese Le Monde pubblicò un’inchiesta dal provocatorio titolo: “Amate lo sport vero? Dimenticatelo. Vi piace il denaro facile? Scommettete sullo sport”. Partendo dalla presunta combine per assegnare i mondiali di calcio 2022 in Qatar sino allo smantellamento di una rete criminale internazionale dedita all’organizzazione di scommesse via internet, con sede a Singapore, che portò al coinvolgimento di circa 500 persone tra giocatori, arbitri, dirigenti ed intermediari di nazionalità differenti, ne uscì un dossier duro e spietato per spiegare come l’etica dello sport è ormai profondamente scossa dagli scandali che altro non sono che la punta di un iceberg fatta di riciclaggio di denaro sporco introdotto sul mercato da organizzazioni malavitose. E negli Stati Uniti negli ultimi mesi si è tornato a parlare di illeciti grazie, o per colpa a seconda delle opinioni, di Pete Rose, uno dei simboli del batti e corri a stelle e strisce, radiato dalla Major League per aver scommesso su partite della propria squadra. Amato, odiato, invidiato, rispettato, maledetto, Peter Edward “Pete” Rose (nato a Cincinnati il 14 Aprile 1941) è uno dei più grandi talenti che abbiano mai calcato i diamanti statunitensi. Detiene numerosi record tra i quali quello del maggior numero di battute valide (4256), dei singoli (3215) e del numero di partite giocate (3562). Ha vinto 3 World Series (1975-1976-1980); Most Valuable Player nel 1973; 3 titoli per la media battuta (68-69-73); 17 presenze all’All Star Game; Rookie of the Year nel 1963; 2 Gold Glove vinti nel ’69 e nel ’70. In carriera, oltre che con i Reds, ha giocato con i Philadelphia Phillies ed i Montreal Expos. Ma la straordinaria carriera di Rose si interruppe all’inizio della stagione 1989 (allora era manager dei Reds) quando alcuni allibratori lo accusarono di aver scommesso su alcune partite della sua squadra. Fu aperta un’inchiesta. Rose si difese giurando di aver sì scommesso ma non su incontri di baseball. Si scoprì invece che Pete scommetteva anche 15.000 dollari al giorno utilizzando prestanomi e che per impegni di gioco fu addirittura costretto a vendere l’anello simbolo del trionfo nelle World Series e la mazza con cui superò il record di Ty Cobb per il maggior numero di valide collezionate. Il 23 Agosto 1989 Rose firmò una carta accettando di essere bandito dal gioco del baseball. Non potè più allenare e dovette rinunciare alla possibilità di essere inserito nella lista per i candidati alla Hall of Fame. Più volte la vicenda è tornata alla ribalta. Più volte si è parlato di un annullamento della squalifica. Più volte tifosi ed ex compagni di squadra hanno provato a chiederne la grazia ma ad oggi Peter Edward Rose resta un fuoriclasse in numeri e talento ma offuscato da una gelida nebbia di incertezza che qualcuno sta cercando ora di diradare. Ma ancor più di quello di Pete Rose il più grosso scandalo sportivo americano è datato 1919 ed ancora oggi viene ricordato come Black Sox Scandal. Un evento che ha fortemente colpito il mondo del baseball statunitense tanto da “costruirci” alcuni film di successo tra cui lo storico e drammatico “Eight Men Out” (Otto uomini fuori), pellicola del 1988 realizzata sotto la regia di John Sayles, ed il più noto “L’Uomo dei Sogni” con Kevin Costner, Amy Madigan e Burt Lancaster. Nel 1919 i fortissimi Chicago White Sox furono sconfitti nelle World Series dai Cincinnati Reds. Otto giocatori dei White Sox furono accusati di aver venduto questa vittoria agli avversari e furono squalificati a vita dai vertici del baseball professionistico statunitense. La truffa fu organizzata dal prima base dei Chicago Arnold Gandil che ormai a fine carriera ed in disaccordo perenne con il proprietario della squadra Charles Comiskey (definito avaro, arrogante ed irriconoscente) decise di farsi un po’ di soldi organizzando con un noto gangster di New York quella cospirazione che avrebbe poi dato via allo scandalo. Otto giocatori di Chicago furono squalificati a vita tra cui il leggendario Joe Jackson, straordinario talento che ancora oggi moltissimi tifosi sono convinti non fosse coinvolto nel losco affare. Proveniente da una famiglia povera, umile, analfabeta, Jackson giocò sempre al massimo delle proprie possibilità e tuttora ci si interroga sul come mai una sua testimonianza trascritta a verbale in quel periodo, che probabilmente lo avrebbe scagionato, sia misteriosamente scomparsa dalla documentazione processuale ed altrettanto misteriosamente sia ricomparsa molti anni dopo. La giustizia statunitense prosciolse da tutte le accuse gli indiziati ma nel 1920 l’allora Commissioner del baseball USA Kenesaw Landis, allo scopo di ridare fiducia al gioco del baseball, optò per la radiazione degli otto atleti che si erano resi protagonisti del reato di corruzione. L’America non perdona chi imbroglia e da allora questa stupenda e mitica squadra dei Chicago White Sox (calzini bianchi) che tanto aveva entusiasmato le folle sugli spalti, fu ribattezzata Black Sox (calzini neri) per l’onta di cui si era macchiata.