Genoa Napoli 1992: pappine fra amici

Primavera 1992. Si confrontarono un Genoa che volava verso la semifinale di Coppa Uefa e il bel Napoli del dopo-Maradona in una bordata emozionante di goal e spettacolo

Gemoa - Napoli 3 -4

GENOA: Briaglia, Torrente, Branco, Fiorin, Caricola, Collovati,  Ruotolo, Bortolazzi, Aguilera, Skuhravy, Onorati (69’ Iorio)  - All.: Bagnoli

 

NAPOLI: Galli, Ferrara, Francini, Crippa, Alemao, Blanc, Corradini, De Napoli, Careca, Zola, Silenzi - All.: Ranieri

Arbitro: Pairetto

 

Reti: 14’ Zola, 29’. Silenzi, 30’. Skuhravy, 40’  Careca, 58’. Skuhravy, 84’  Alemao, 90’ Skuhravy

 L’ultima giornata d’andata della stagione 1991-1992 vide un Marassi invaso da doppio striscione rossoblu: “Forza Genoa batti il Liverpool “ e “Genoa-Napoli: un’amicizia infinita”. Per quanto riguarda il primo auspicio, il desiderio venne abbondantemente esaurito: la sfida italo-inglese erano i quarti di Coppa Uefa in cui il Genoa, vincendo due a zero in casa  e 2 a 1 fuori (con doppietta di Pato Aguilera) passò brillantemente in semifinale andando però a cozzare contro  l’Ajax quell’anno giustiziera di italiane, che dopo i liguri, sconfiggerà, in finale il bel Torino di Emiliano Mondonico.

Per quel che riguarda invece l’altro striscione del pre-partita, cioè l’amicizia infinita con i campani, quella volta gli amici di sempre tirarono dei gran bei ceffoni, sette pappine, alternate e divertentissime. Quello del 1992 era un Napoli fresco (il primo dell’era post Maradona) allevato dall’entusiasmo di un giovanissimo Ranieri, che seppe fondere giocatori di buona prospettiva come Ferrara, De Napoli e Zola a stranieri di sostanza (Blanc, Careca e Alemao).

In quel campionato gli azzurri furono quarti dietro la coppia Milan-Juventus e l’ottimo (già citato) Torino, raggiungendo il risultato più prestigioso dell’era post Pibe fino al Napoli di Mazzarri.

Il Genoa di Bagnoli invece, quell’anno viaggiò su un binario doppio assai rischioso. Grande oltre i confini, pessimo in Patria, dove concluse dalle parti della retrocessione. Nota “storica” di giornata fu l’addio nerazzurro del Brancaleone Orrico, a cui non bastò la costruzione alla Pinetina della micidiale gabbia da trecento milioni per realizzare una squadra vincente (la sconfitta 1 a 0 a Bergamo fu fatale).

Ma veniamo a Genova. Dalle parti rossoblù si era partiti additando come nemico di giornata il ct Arrigo Sacchi che aveva voluto Eranio allo stage azzurro, restituendolo acciaccato e quindi inutilizzabile, per una assenza da sommare al già claudicante Signorini. Poi, dopo i novanta, il bersaglio nel mirino rossoblù cambiò e si passò a Pairetto, con l’accusa di pesi e misure diversi,  pronto cioè a punire i difensori di casa (Caricola) e a “graziare” gli ospiti (Ferrara). Fra le diverse accuse, comunque, passarono novanta minuti di difesa genoana traballante arternati a lunghi tratti di “cuore” rossoblu, con un assedio ai napoletani che durò tutto il secondo tempo. Dall’altra parte, si segnalò un immenso Zola, incontenibile negli spazi e autore fra l’altro della punizione perfetta che fu l’uno a zero poi doppiato da Silenzi.

Alla mezz’ora un colpo di Skuhravi avvicinava il pareggio, ma il tre di Careca appena prima dell’intervallo ricostituì le distanze.  Dopo l’intervallo, scese in campo il Grifone versione “ideale”, aggressivo, proletario, terribile che guidato da Aguilera e Torrente chiuse gli azzurri in un panico assoluto. Una lunga serie di mischie portò al 2 del centravanti Ceco+Slovacco seguito da un sospetto rigore e da un quasi pareggio di Onorati.  A quel punto, dalle parti liguri,  si cominciò a sentire profumo di pareggio e di partita perfetta, quelle da ricordare  fra amici infiniti (come da striscione),  se non fosse stato per il contropiede carioca Careca-Alemao che poi rese del tutto inutile, la terza rete di Skuhravi al novantesimo.