Palermo-Roma 1970: l'inutile virile sacrificio...
Era l'anno del Cagliari miracoloso. Il Palermo giocava per salvarsi e schierava quell'anno un attacco che divenne mitico: il "Torero Camomillo" Bergellino. l'"etnico" Tanino Troia e un certo Franco Causio, pronto per andare al nord, e a diventare "Barone".

12 aprile 1970
Palermo Roma 2 - 2
Palermo: Ferretti (9' Bellavia); Sgrazzutti, Giubertoni; Lancini, Bertuolo, Landri; Pellizzaro, Landoni, Troja, Reja, Causio;
Allenatore: Di Bella
Roma: Ginulfi; Scaratti, Bertini; Colafrancesco (75' Benitez), Bet, Santarini; Franzot, Cappellini, Salvori, Landini, Capello
Allenatore: Helenio
Herrera
Arbitro: Giunti
Reti: p.t. Landini 8' Causio 11' Franzot 17' Troia 35'
Il 1970 fu l’anno dello scudetto del Cagliari, che in questa terz’ultima di campionato veleggiava sicuro davanti con 5 punti di vantaggio su Inter e Juventus. Andando però nelle parti “ basse” della graduatoria, la situazione diceva che il Palermo per sperare nella salvezza la partita alla Favorita con una Roma tranquilla doveva vincerla e sperare che la Sampdoria in casa in qualche modo inciampasse nel Verona.
Alla fine però i genovani non trovarono nessun ostacolo e vinsero abbastanza tranquillamente 2 a 1 mentre il topicco lo trovarono i rosanero che non andarono al di là di un divertente ma inutile 2 a 2, per cui il momentaneo sacrificio delle “parti basse” del portiere rosanero Ferretti avvenuto come vedremo ad inizio partita, non servì a nulla. Quel Palermo, tutto sommato, era una squadra tecnicamente interessante. Allenata dall’indigeno Di Bella, profeta del calcio siciliano anni sessanta-settanta, i palermitani soffrivano però a dismisura le trasferte, dove in tutto il campionato riuscirono a raccogliere la miseria di 4 punti, un handicap che inevitabilmente portò alla retrocessione.
Quello dunque era un Palermo con enormi problemi difensivi a cui faceva da contraltare un attacco di peso, il cui perno era il centravanti “etnico” Tanino Troja. Altra presenza leggendaria fra gli “avanti” siciliani era quella di Barcellino, che rimase a Palermo ben sei stagioni segnando una quarantina di goal e che quell’anno era stato l’imprendibile eroe della partita che aveva visto il Palermo sconfiggere il Cagliari prossimo campione d’Italia. Salvino Barcellino, fratello di Giancarlo, giocatore della Juventus e della Nazionale, per le sue leggendarie “sparizioni” tra i tifosi si era meritato il soprannome tra l’ affettuoso e l’incazzoso di “Torero Camomillo”. Si sosteneva che per lunghi tratti di partita l’attaccante “dormisse” e fra l’altro era noto il suo odio per le giornate calde, nelle quali si sceglieva un pezzo di campo in ombra e per gran parte del match spariva dal gioco. Salvino comunque era giocatore di indubbia classe, che nei minuti in cui decideva d’esserci sapeva farsi amare dall’intera Favorita. A rimpolpare mica male l’attacco, nella stagione era anche venuto in prestito dalla Juve una scoperta di un osservatore bianconero, un certo Luciano Moggi. Il ragazzo, che di nome faceva Franco Causio e all’epoca non si era ancora fatto crescere i baffi che lo avrebbero contraddistinto nel futuro torinese, si era fatto ben notare raccogliendo 22 presenze e sostituendo per gran parte della stagione il già citato Bercellino, vittima di ripetuti infortuni.
Ma veniamo al Palermo-Roma di metà aprile. Praticamente la partità durò 35 intensissimi minuti, gli iniziali. La prima rete romanista fu “traditora”, scaturita dal sacrificio cui accennavamo sopra, per cui gli animi immediatamente si infuriarono. Il “fattaccio” avvenne al settimo minuto, quando Franzot a pochi metri dalla porta spedì un tiro potente verso la rete. La palla fu respinta dal portiere rosanero Ferretti, non con le mani però, bensì con la parte più “fragile” del corpo maschile. Dopo l’impatto il portiere rimase a terra contorcendosi e lamentandosi, ma l’azione proseguì e il pallone giunse a Landini che tranquillo tranquillo segnò l’uno a zero. A quel punto, dopo la sostituzione dell’acciaccato portiere, fu naturale la reazione palermitana che comportò il pareggio di Franco Causio. Poi, per una ventina di minuti, la partita si mantenne ancora vivace come dimostrano il goal del 2 a 1 di Franzot sei minuti dopo e il pareggio di Troja alla mezz’ora. A quel punto, però, forse il caldo o forse per l’aria da smobilitazione che raggiunse i palermitani alle notizie che giungevano da Genova dove la Sampdoria era in marcia-salvezza, il gioco si spense. Per il Palermo il futuro disse B, mentre per la Roma vennero un campionato gradevole con H.H. ancora in panchina ed un dignitosissimo sesto posto.