Liverpool-Borussia, il calcio è qui

You'll never walk alone. La memoria di una squadra storica. Le suggestioni di uno sport finalmente "vero". L'eco che riempie lo stadio. Emozioni che finalmente fanno perdere la sensazione che uno schermo ci divida dal calcio e fanno rivivere una passione che ritrova le nostre radici.

Doping, calcio scommesse, calciomercato praticamente inventato, titoloni di giornali per argomenti inutili, Balotelli e i suoi fratelli, ingaggi faraonici, allenatori esonerati dopo 25 minuti, agenti milionari, giornalisti accomodanti, partite orribili, stadi semivuoti, ultrà ai posti di comando e potremmo continuare ancora per molto…e poi arrivano partite come il quarto di finale di Europa League, Liverpool – Borussia Dortmund!

Quella di giovedì sera è una di quelle partite che ti riconciliano col mondo del calcio e ti ricordano, nonostante gli interessi e il marcio che lo circonda, perché ami follemente questo sport. Un match emozionante dal primo all’ultimo minuto e non è una frase fatta. Una curva, la Kop, che trascina i rossi di Liverpool ad una rimonta insperata, dopo che al 9’ il Borussia era già in vantaggio di due gol con una qualificazione praticamente ipotecata dopo l’1-1 dell’andata.

E il primo tempo fila via così, con belle occasioni da ambo le parti, ma con un risultato bloccato sul 2-0 e un Liverpool che dovrebbe fare 3 reti nei successivi 45’per arrivare alle semifinali.

Tre reti, ad una squadra in formissima come il Borussia Dortmund, una compagine che sta insidiando il primato in Germania alla corazzata Bayern Monaco di Pep Guardiola e che, obiettivamente, ha una rosa nettamente superiore a quella del Liverpool attuale. Poi, succede l’impensabile e accade che, una squadra praticamente già eliminata, tira fuori l’orgoglio che ha fatto la storia di questo club e ha permesso, in una notte di maggio del 2005, di recuperare 3 gol di svantaggio in una finale di Champion’s League. Certo, i protagonisti sono diversi ma, lo spirito di questi giocatori e del loro condottiero Jurgen Klopp, è nuovamente all’altezza della loro mitica curva.

Si rientra in campo per la seconda frazione di gioco e il giovanissimo Origi accorcia le distanze dopo appena 180 secondi e riaccende quel piccolo barlume di speranza per i Reds. Ma al 12’, Reus gela nuovamente Anfield e insacca il 3-1. Pratica chiusa, per tutti ma non per il Liverpool : nei successivi venti minuti, Coutinho e Sakho acciuffano il 3 pari e, con circa un quarto d’ora a disposizione, il Liverpool si getta all’arrembaggio, alla ricerca del quarto gol che significherebbe qualificazione e un’impresa da raccontare ai nipotini.

I minuti passano, il Borussia non ne ha più, ma il pallone non entra.

Fino al 90, quando Lovren svetta come Pelè a Città del Messico nel 1970 e gonfia la rete che significa 4-3. E poco dopo è l’apoteosi. Anfield è in festa, il generale Klopp e i suoi gladiatori hanno ridato lustro a questo magico stadio e portato il Liverpool in semifinale. E lo hanno riportato, ancora una volta, nell’Olimpo delle squadre immortali che ci fanno amare questo gioco e tornare ad emozionare come se avessimo tra i piedi l’adorato Super Santos della nostra infanzia.

Paolo Avella