A scuola con Vincenzo
Carate Brianza, 300 studenti affollano l’Auditorium. Fuori ci sono i colori dell’autunno padano, dentro l’accento caldo di Vincenzo Nibali che racconta la sua storia di sport, che come nei valori grandi, diventa anche di vita.

Parole di Nibali. Dove nasce la passione per una fatica come il ciclismo, oggi, in un ragazzo?
Amare il lavoro è duro, ma è anche una valore, e come tutti i valori questi devono essere trasmessi dalla famiglia.
“Mio papà, Salvatore, era appassionato di ciclismo e mi ha insegnato ad amare il ciclismo, o forse questo amore era nato con me, non so. Ha colto quella che era diventata la mia passione. L’ha sviluppata, arrivando a costruire la mia prima bicicletta con le sue mani.”
Tempi lontani, giorni in cui non si immaginava che quel bambino, sarebbe arrivato alla leggenda, cioè a vincere, fra i pochi, Tour, Giro e Vuelta.
“Comunque, papà mi ha sempre trasmesso l’ordine delle cose più importanti, I doveri prima della passione. La scuola prima del divertimento, tanto che è arrivato a tagliarmela bicicletta, in un periodo in cui ero particolarmente… vispo e il sette in condotta era una costante.“
Certo, Nibali oggi è maturato, se pensi a quanto sia corridore mai sopra le righe, nelle dichiarazioni e nelle vittorie, tante. Una maturazione che è partita dall’addio alla famiglia, quando era ancora ragazzino, per andare a cercare il ciclismo nella Penisola, l’unico luogo dove poteva esserci futuro.
“Una scelta difficile. Ma loro mi hanno incoraggiato dicendomi di seguire il mio sogno e no n fermarmi. Così mi sono trovato in una realtà diversa, grande, difficile. Ma non ho mollato”.
La testardaggine sicula, i valori trasmessi, il talento e la classe hanno così creato, alla fine del percorso, uno dei più grandi corridori italiani di sempre, come dice il suo curriculum.
“Non fermatevi alla prima sconfitta, se avete un sogno seguitelo. Non pensate alla fatica. Quella è ovvio che ci sia. Dovete concentrarvi su quello che state facendo, non su quanto è difficile realizzarlo. La caduta alle Olimpiadi mi ha fatto girare le scatole, ma ora sono qui, non mi sono fermato. L’importante è rialzarsi e tornare più forti di prima”
Sono parole che evocano un altro grande ciclista, il penultimo vincitoree italiano di Tour. Un caso? Diremmo proprio di no. C’è un filo rosso che unisce quel che resta della grandezza del ciclismo italiano.