E lo chiamano Derby
Ce la prendiamo con il parmigiano fatto in Cina, con il panettone di Taiwan, la fontina albanese, ma scusate, quella roba che andrà in scena in Cina, e che tutti chiamano Derby di Milano, che roba è? Ve beh’ che ormai ci hanno convinto che quella fiction che vediamo in tv è ancora calcio, ma per favore… almeno si abbia la decenza di chiamarlo Derby tarocco…

Sentite, io non ci sto. E probabilmente, viste le formazioni messe in campo, non ci stanno neanche gli allenatori. Non capisco perché quando parliamo di abiti, o computer, o cucina cinese usiamo un tono a metà fra il fastidio e lo schifato, e la consapevolezza che parliamo di qualcosa di seconda serie, e ora da giorni e giorni sento parlare della messinscena chiamata Inter Milan che va in onda a Shenzhen come un avvenimento epocale che segnerà l’annata calcistica. Perché dobbiamo metterci d’accordo. O la Cina è una sòla, e tutto ciò che la riguarda merita poca attenzione, la stessa che dobbiamo riservare alle due milanesi che come Buffalo Bill calcistici vanno in scena alla ricerca di nuovi fondi, mercati e visibilità, o ci togliamo d’addosso la smorfia di cui sopra, e diciamo sì, che anche le cose cinesi possono essere una figata. Dato però che la seconda ipotesi, la rivalutazione del made in China mi sembra improbabile, come non vogliamo che esista il Parmesan, copia estera del Parmigiano, non chiamiamo Derby quella roba senza San Siro, senza Milano, senza la Madonnina, senza la storia di 100 di rivalità che solo l’accento milanese può comprendere. Insomma, non possono deciderlo la convenienza economica delle tv cosa è autentico o cosa non lo è, e questo vale anche per il calcio. Nelle cose d’amore, dovrebbe essere il cuore dell’uomo a giudicare, e io, che ricordo quella San Siro là… a sentire chiamare Derby quella roba che stanno giocando a Shenzhen, perdonatemi, ma mi viene da essere triste.